Risale a qualche anno fa la notizia che alcuni alunni della scuola elementare di Borken (Germania) hanno accusato un malore durante una lezione di educazione sessuale che comprendeva, come da disposizione di legge, anche l’educazione alla diversità di genere (teoria gender). Era il 2014 e durante la lezione un bambino ha avvertito una crisi d’ansia entrando in iperventilazione; il disagio del piccolo ha coinvolto altri bambini uno dei quali è persino svenuto. In merito alla faccenda si è scatenata una dura reazione da parte delle associazioni di stampo religioso, le quali sostenevano che le immagini presentate fossero troppo esplicite per bambini di quell’età, ma i dirigenti scolastici si difesero mostrando le immagini e facendo vedere che si trattava di semplici disegni.
Quasi contemporaneamente a Eslohe, una coppia di genitori è stata arrestata poiché non ha permesso alla figlia di andare a scuola nei giorni in cui erano previste le lezioni sessuali sulla diversità. Ecco che immediatamente si sono sviluppati movimenti di protesta per la decisione e che lo il governo è stato incolpato di voler imporre la propria egemonia culturale al fine di normalizzare la “Teoria Gender”. Parte di questa notizia è vera: Eugen e Luise Martens hanno volontariamente negato alla figlia di partecipare alle lezioni di educazione sessuale perché contrarie alle proprie convinzioni religiose e in seguito a questo diniego sono stati condannati a qualche giorno di prigione.
Quello che non è vero è che il motivo è legato all’obbligo di frequentare le lezioni di educazione sessuale riguardanti la diversità di genere come alcune testate hanno voluto far credere per strumentalizzare la notizia. In Germania, infatti, l’assenteismo scolastico è punito con un ammenda di 40 euro. La misura è tesa ad evitare che i genitori destinino i figli al lavoro anzi tempo ed è valida per ogni tipo di lezione e per ogni materia. Nel caso dei Martens l’ammenda è giunta, ma Eugen non l’ha voluta pagare poiché convinto che la sua decisione appartenesse all’alveo delle scelte personali e religiose, quindi, solo dopo il rifiuto del pagamento dell’ammenda è stata comminata la pena carceraria. A confermare che il provvedimento non è legato all’educazione sessuale è stato il portavoce amministrativo Martin Reuther, il quale ha sottolineato come non si sia trattato di una ritorsione voluta da cospirazionisti della teoria gender, ma dell’applicazione di una normativa che prevede la punizione per l’assenteismo scolastico, qualunque sia il motivo (chiaramente non viene applicato in caso di problemi di salute). A questo, però, si potrebbe obiettare sulla liceità di obbligare i bambini a frequentare lezioni di educazione sessuale in così tenera età, che poi è ciò che hanno fatto i Martens.
Luca Scapatello
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