GLI AMMINISTRATORI DEL SOLE
Ho appena riletto un libro che avevo già letto da seminarista: Il Diacono dell’amore, la biografia di don Tobia Musitelli, sacerdote bergamasco morto giovanissimo nel 1940. (L’ha regalato tempo fa a tutti sacerdoti Mons. Umberto Midali). All’inizio l’autore, Mons. Luigi Cortesi, cita S.Caterina da Siena che definisce i preti amministratori del sole. Sono andato subito a cercare nell’opera della Santa il seguito di quella bellissima definizione e nel “Dialogo della Divina Provvidenza” (110 – 116) ho trovato spunti utili a vivere bene il Giovedì santo per noi preti, ma anche per i fedeli. Riporto qui in lingua quasi originale i passi più interessanti.
I SACERDOTI AMMINISTRATORI DEL SOLE
Io, Dio, son fatto uomo e l’uomo Dio, per l’unione della mia natura divina nella vostra natura umana! Questa è la grandezza data a tutte le creature dotate di ragione; ma fra queste ho eletto i miei ministri per la vostra salvezza, affinché per mezzo loro vi fosse somministrato il Sangue dell’umile e Immacolato Agnello, l’Unigenito mio Figlio. A costoro ho dato di amministrare il Sole,… il Corpo del Figlio mio! Questo Corpo è un Sole, perché è una cosa sola con me, che sono il Sole vero. (Dialogo 110)
Essi sono i miei unti, perché gli ho dato di ministrare me a voi. Questa dignità non ha l’angelo, l’ho data agli uomini: a quelli che Io ho eletto per miei ministri e che ho posto come angeli (113).
In ogni anima richiedo purità e carità… Ma molto maggiormente Io richiedo purità nei miei ministri e amore verso di me e del prossimo loro, ministrando il Corpo e il Sangue dell’unigenito mio Figliuolo con fuoco di caritá e fame della salute delle anime… E come essi vogliono la nettezza del calice dove si fa questo Sacrificio, cosí io richiedo loro la purità e la nettezza del cuore, dell’anima e della mente loro (113).
I SACRAMENTI VALGONO ANCHE SE I MINISTRI NON FOSSERO SANTI
(Sappiate però che),”nessun loro difetto toglie la perfezione al Sangue né ad alcun sacramento, perché giá ti dissi che questo Sole non si lorda per nessuna immondizia, e non perde la sua luce per tenebre di peccato mortale che fosse in colui che lo ministra o in colui che lo riceve. Infatti, la sua colpa non può apportare nessuna lesione ai sacramenti della santa Chiesa, né può diminuire la loro virtú; ma piuttosto diminuisce la grazia, e cresce la colpa in colui che lo amministra e in colui che lo riceve indegnamente (115).
I FEDELI IN CASO DI INDEGNITÀ DEI SACERDOTI
Se tu mi chiedessi… perché non voglio che nemmeno a causa di loro eventuali difetti diminuisca la riverenza verso i miei Ministri, ti risponderò dicendoti: perché ogni atto di rispetto verso di loro non è fatto a loro ma a Me, in virtù del Sangue che io ho dato loro da somministrare… Dovete riverirli e dovete ricorrere a loro non per loro stessi, ma in forza del potere che Io ho dato loro, se volete ricevere i santi Sacramenti della Chiesa; se, infatti, pur potendoli ricevere, voi non li voleste, vivreste e morreste in stato di dannazione… (116).
Nessuno può dire a mò di scusa: «Io non offendo la santa Chiesa né mi ribello, ma colpisco i difetti dei cattivi pastori…». Costui mente sul suo capo e, come accecato dall’amor proprio,… finge di non vedere per far tacere il pungolo della propria coscienza. Se ascoltasse la propria coscienza vedrebbe di star perseguitando il Sangue offerto e non i suoi ministri difettosi… (116).
D’ACCORDO CON SANTA CATERINA
Don Milani rispondeva nello stesso senso a chi gli diceva di lasciare la Chiesa che l’aveva trattato male: «Per me che l’ho accettata, questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L’assoluzione dei peccati non me la dà mica l’Espresso. L’assoluzione dei peccati me la dà un prete. Se uno vuole il perdono dai peccati si rivolge al più stupido, arretrato dei preti pur di averla… Delle mie idee non m’importa nulla. Perché io nella Chiesa ci sto per i sacramenti, non per le mie idee»
S. Francesco prima ancora di S.Caterina raccomandava: Dobbiamo venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri. (Lettera ai fedeli).
I nostri vecchi avevano còlto questo discorso e riverivano anche i sacerdoti discutibili pensando: “Salvando Chel che i manègia” (= considerando Quello che amministrano: i sacramenti e specialmente l’Eucaristia).
Non mi resta che trasformare questi pensieri in tanti sentiti auguri a noi sacerdoti, perché, chi più chi meno, siamo tutti peccatori, anche se tra noi ci sono pure, grazie a Dio, alcune autentiche perle, tre delle quali riconosciute dalla Chiesa (il B. Luigi M. Palazzolo, il B. Francesco Spinelli e il prossimo Beato e Martire Don Sandro Dordi), e molte altre riconosciute con fiuto infallibile dal popolo di Dio.
Ai laici, non a furbesca copertura di noi preti, ma per il bene loro e della Chiesa, ricordo solo ciò che diceva Gesù a S.Caterina: Quando i vostri sacerdoti non fossero santi, mi dovete pregare per loro e non giudicarli. Il giudizio lasciatelo a me, e io, con le vostre orazioni, se lo vorranno, farò loro misericordia DON GIACOMO PANFILO