Gesù, il Buon Pastore: da guida a strumento di salvezza

Con la parabola del buon Pastore Gesù annuncia ai propri discepoli l’esistenza del Regno dei Cieli e li invita a seguirlo per entrarvi per sua intercessione.

Gesu buon pastore

A differenza degli imbonitori e dei sedicenti profeti, Gesù non si erge a guida, bensì a strumento attraverso il quale ottenere la salvezza.

La Parabola del buon pastore

Come consuetudine Gesù parla ai discepoli attraverso una parabola, spiegando loro il concetto con una similitudine. In questo caso mette a confronto il buon pastore con l’estraneo e spiega che le pecore riconoscono la voce del padrone e sono pronte a seguirla, mentre scappano dinnanzi alla voce di un estraneo. In questo modo fa capire che chi ha fede non avrà timore a seguirlo, ma anche che bisogna prestare attenzione a chiunque voglia sviarci dal percorso che il pastora ha tracciato.

Ecco la parabola nella sua interezza, tratta da Giovanni (10, 1-21):

«In verità, in verità io vi dico: Chi non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale da un’altra parte, quello è un ladro e un brigante; ma chi entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il portinaio; le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le sue pecore per nome e le conduce fuori. E, quando ha fatto uscire le sue pecore, va davanti a loro; e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.  Non seguiranno però alcun estraneo, ma fuggiranno lontano da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa stesse loro parlando. Perciò Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me sono stati ladri e briganti, ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; ma io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore. Ma il mercenario, che non è pastore e a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo rapisce e disperde le pecore. Ora il mercenario fugge, perché è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore. Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore.

Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Allora sorse di nuovo una divisione tra i Giudei per queste parole. E molti di loro dicevano: «Egli ha un demone ed è fuori di sé; perché lo ascoltate?». Altri dicevano: «Queste non sono parole di un indemoniato; può un demone aprire gli occhi ai ciechi?»

Commento alla Parabola

Con queste parole in primo luogo annuncia l’esistenza del Regno dei Cieli ed al contempo il ruolo salvifico che ha la sua intercessione con Dio: “Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo”. Poco dopo Gesù annuncia anche l’esito della sua missione, il sacrificio che compirà per salvare tutti gli umani e che gli permetterà di diventare non solo i buon pastore, ma porta d’accesso per il Paradiso: “Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore“.

In queste parole di Gesù viene svelata la natura della sua missione, ovvero la volontà di salvare gli esseri umani dal peccato e dalla dannazione eterna. Perché la missione si compia è necessario il sacrificio. Nessuno infatti ha il potere di togliere la vita al Cristo, è egli stesso che decide di darla in sacrificio per permettere la redenzione di tutti. Consapevole che dopo averla concessa, rinascerà di nuovo, ed infatti dice: “Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio”.

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Luca Scapatello

 

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