Gesù ci insegna a non giudicare?
Ultimamente si è riflettuto molto sulle parole che Papa Francesco ha pronunciato riguardo gli omosessuali: “Chi sono io per giudicare?” in molti hanno pensato che fosse un modo per accettare il peccato che essi commettono, mettendo la frase del Pontefice in relazione al discorso di Gesù sul giudizio ipocrita ”Scagli la prima pietra chi è senza peccato”. Altri si sono appoggiati al discorso della montagna tratto dal Vangelo secondo Matteo, quando Gesù disse: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
Noi Cristiani siamo peccatori se emettiamo un giudizio? Il giudizio di per se non è un peccato, ne è sbagliato giudicare, come faremmo altrimenti a distinguere tra il bene ed il male se dovessimo sospendere il giudizio? Le considerazioni nate dopo la frase di Papa Francesco altro non sono che strumentalizzazioni, sofismi, per sospende il giudizio morale. Il giudizio sia per la salvezza della propria anima che per la vita in società è fondamentale, se si cade nel tranello del “Non giudicare se non vuoi essere giudicato” si finisce per essere vittime inerti del relativismo. Lo stesso portavoce del Papa in seguito all’affermazione di Francesco ha chiarito che il Pontefice non parla di sospensione del giudizio e dunque di assenza di peccato, e se analizzate con cura le parole di Gesù non lo fa nemmeno il nostro Messia.
Basta leggere attentamente quel passo del Vangelo per rendersi conto che Gesù non invita al relativismo, bensì ad evitare l’ipocrisia: “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. Il concetto non è che non si deve giudicare in toto, ma che non si deve giudicare se non si è sicuri di aver commesso o di poter commettere lo stesso peccato. Allo stesso modo Gesù dice nel Vangelo secondo Giovanni: “Non giudicate dalle apparenze, ma giudicate con giudizio”. In queste parole c’è grande saggezza, ma vanno ascoltate e comprese per quello che realmente vogliono significare e non strumentalizzate per accettare una verità fugace e parziale figlia del nostro tempo.
Quello che voleva insegnarci il figlio di Dio era di non affrettare il giudizio, di riflettere a fondo su quello che stiamo giudicando per poterlo fare con cognizione di causa, inoltre, risulta chiaro che il giudizio di cui si parla non deve mai essere condanna, ma ammonimento, perché deve servire come atto d’amore nei confronti di un fratello che commette un errore e non come punizione.