La Croce, fin dai tempi più remoti, ha rappresentato, soprattutto per il mondo romano, uno strumento di tortura largamente diffuso. Gesù, salendo su di essa, la trasformò in Trono di speranza e Vita: ripercorriamo il legame tra questo simbolo e il divino.
Chiunque, ad oggi, associa, senza neanche starci troppo a riflettere, la Croce alla cristianità. Essa è infatti diventata un vero e proprio simbolo universale di Vita, emblema di fede, nonché segno del Sacrificio divino che il Dio fattosi uomo ha compiuto per la salvezza dell’umanità. Attraverso l’atto della Crocifissione, Gesù ha sconfitto la morte aprendo le porte della speranza e della salvezza. Ma cosa rappresentò, nei secoli più vicini alla vita terrena del Cristo, questo strumento e simbolo?
La Croce: con Gesù non rappresenta più la morte
Quando il governatore romano Ponzio Pilato era a capo di una delle tantissime regioni imperiali, Gesù visse la sua vita terrena. Era pratica ben diffusa, a quei tempi, utilizzare lo strumento della Croce come elemento di tortura e morte. Perché la scelta di questo mezzo? Spesso, questo tipo di condanna, era riservato a forme di delitto più gravi. Secondo la tradizione, infatti, erano proprio i criminali, gli schiavi o coloro che commettevano gesti più gravosi a subire questo tipo di pena. La risposta al perché sta nel fatto che questo tipo di tortura condannava il malcapitato a una morte lenta, ma soprattutto dolorosa.
Ma poi arriva Gesù. La valenza e la spiritualità di questo grande Uomo, dalla natura umana e divina, non era stata compresa fin da subito da tutti. Fu Egli a trasformare questo simbolo di tortura in simbolo di fede e di Speranza.
La figura del Cristo e il suo collegamento con la Croce
Risulta fondamentale capire fin da subito un concetto: Gesù fu condannato alla Croce, questo è indubbio. Ma Gesù accetta la Croce in forma del tutto volontaria. Attraverso questo passaggio cruciale, il Cristo attribuisce a questo elemento un vero e proprio significato di salvazione. Il passaggio alla vita eterna del Figlio dell’Uomo avvenne proprio durante il governo di Pilato, che mandò il Signore al patibolo con non pochi dubbi. Accettata la sofferenza, ha inizio uno dei momenti più significativi della vita di Gesù: la Passione. Salendo sulla Croce, Gesù assume su di sé il peccato dell’umanità, offrendole la possibilità di riscattare la propria salvezza. In tal senso, la sconfitta della morte è decretata: Gesù ha trasformato questo simbolo in un trono di Vita, la Vita eterna.
Allo stesso tempo, attraverso la preghiera più lunga recitata da Gesù (trovi l’approfondimento a fine articolo) proprio sul trono della Croce, si va a creare uno stretto collegamento tra Terra e Cielo, una speciale unione tra l’uomo e Dio, un’unione, che proprio grazie al Signore, diventa indissolubile.
Per approfondire: La preghiera più lunga recitata da Gesù