L’autore di questa affermazione si chiama Alessandro e racconta di un’adolescenza passata a capire quale propensione sessuale potesse perseguire.
Il suo disagio era perenne; la sua sofferenza lo portava alla solitudine; non sapeva chi essere, ma comprendeva cosa gli altri avrebbero voluto che fosse.
Oggi, racconta che è stata la mancanza di una figura paterna, accanto a se, ad indurlo ad avvicinarsi -anche sessualmente- ad altri uomini.
E, oggi, la sua testimonianza in video, nel web, sta diventando virale, a partire dalla pagina Facebook “Parola della Grazia” (iniziativa di una chiesa evangelica), che ha pubblicato il suo messaggio, suscitando moltissime condivisioni, oltre a tanti commenti, in brevissimo tempo.
Si parla, ormai, di milioni di visualizzazioni che dividono l’opinione pubblica, quella dei credenti, come quella degli atei, di fronte alle dichiarazioni di Alessandro che dice: “guarire dall’omosessualità”, vuol dire allontanarsi da satana, che gli aveva inculcato un’ identità che non gli apparteneva; gli aveva “strappato la sua vera identità”.
Inutile dire che le lobby LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) hanno puntualizzato che l’omosessualità non è una malattia.
E’ pur vero, però, che Alessandro ha tirato in ballo altri argomenti, che nessuno, né etero, né gay, dovrebbe trascurare.
Lui è (o era) un ragazzo smarrito, confuso, abbandonato a se stesso, ed ha cercato e trovato la sua dimensione, anche spirituale.
Forse qualcuno di noi può accusarlo di non essere stato coraggioso, nel cercare delle risposte che lo appagassero, che lo rasserenassero?
Forse, in casi come questo, dovremmo astenerci da certi giudizi affrettati e di parte, per lasciare spazio ad un giovane uomo di comprendere la sua via e la sua vita, interiore soprattutto.
Se ognuno può esprimersi come vuole -come le lobby LGBT insegnano- dovremo, per lo meno, poter supporre che quello gay non sia l’unico modo.
Dopo queste affermazioni e il clamore che hanno suscitato, Alessandro è stato intervistato anche dalle Iene, che hanno cercato, in ogni modo, di farlo cadere in un inghippo dialettico. Hanno fallito grandemente, dunque, hanno spostato l’attenzione sul parroco della comunità, insinuando che le offerte raccolte fossero un guadagno troppo facile.
Ma neanche questo trucco ha funzionato: il sacerdote ha documentato come le offerte dei fedeli più devoti (alcune di basano sulla legge della decina, citata nelle Sacre Scritture) fossero sempre servite per ricostruire la loro chiesa e dare sostentamento a quanti si trovano in difficoltà, senza cibo o vestiario.
Antonella Sanicanti
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