“Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada” Si, avete sentito bene. Per comprendere questa sorprendente affermazione del Signore Gesù, vediamo prima il contesto in cui la fa. In Matteo 10 Gesù invia i Dodici al loro primo giro missionario. Dato che questa è la prima volta che essi “escono allo scoperto” da soli, Gesù dà loro dettagliate istruzioni su come dovranno comportarsi e li prepara a ciò che essi dovranno affrontare.
Nella prima sezione, nei versetti da 5 a 15 Gesù dice loro dove essi dovranno andare e dove essi non dovranno andare. In quella circostanza essi dovevano limitare il loro raggio d’azione al popolo di Israele. Egli pure dice loro che portare con sé e che cosa non portare con sé, e che cosa dovranno portare è ben poco. Più tardi Gesù cambierà queste limitate dotazioni.
Nella seconda sezione, versetti da 16 a 23, Gesù li avverte dei pericoli che essi inevitabilmente dovranno affrontare nel corso della loro missione. Essi non saranno sempre ricevuti a braccia aperte. In alcuni casi, proprio a causa della loro missione, essi saranno trascinati davanti a re e tribunali. Glielo fa quindi sapere in anticipo.
Nella terza sezione, versetti da 24 a 33, Gesù dice loro di non essere sopraffatti dalla paura, di non temere l’uomo, perché questi potrà solo distruggere il corpo. Al contrario, essi devono temere Dio, che potrebbe distruggere sia corpo che anima.
Così, prima di terminare le Sue istruzioni con alcune parole di incoraggiamento, nella quarta sezione, Gesù pronuncia le parole che abbiamo udito prima, i versetti da 34 a 39. Qui Gesù riassume tutto ciò che fin ora ha detto sull’essere missionari e la ragione per cui Egli è venuto.
Queste Sue parole senza dubbio sorprendono anche quei Suoi discepoli. Infatti Gesù dice loro, lo ripetiamo: “Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettervi la pace, ma la spada” e nel caso che non avessero ancora capito bene, Gesù prosegue con queste parole: “Perché io sono venuto a mettere disaccordo tra figlio e padre tra figlia e madre, tra nuora e suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua”.
Abbiamo qui, così, una delle ragioni per la venuta di Gesù. Egli è venuto per produrre una sorta di conflitto. E’ venuto per mettere gli uomini in una sorta di disaccordo l’uno con l’altro. Una guerra forse?
Come si spiegano queste sorprendenti affermazioni di Gesù? Una contraddizione? Ora, evidentemente, qui abbiamo un problema: Come può essere che Gesù, nel nostro testo, dica di non essere venuto per portare la pace, ma la spada? Eppure in molti altri luoghi della Scrittura non sembra Egli forse dire l’esatto opposto, che Egli sia cioè venuto a portare la pace? Dopo tutto, che dicevano gli angeli in risposta alla nascita di Gesù? “Pace in terra”. Allora, come possiamo mettere insieme le due cose? Come può essere che Gesù sia nato per portare la pace e sia nato per portare una spada, una divisione?
È bene arrivare a problemi come questo, quando si tratta di comprendere la Bibbia. È ovvio che Dio vuole che qui noi si veda qualcosa che di solito superficialmente non vediamo. Qui c’è un aspetto della venuta di Cristo con il quale non abbiamo così tanta familiarità come quello che parla della Sua venuta come portatrice di pace.
Prima però di condurvi in questo, penso che sarebbe bene rammentarvi i diversi modi in cui Gesù porta pace, perché la pace che Gesù ci porta è molto preziosa e particolare. E’ proprio quella pace che distingue il popolo di Dio dal resto dell’umanità. La pace di Cristo è una preziosa eredità della Chiesa.
Pace con Dio. In primo luogo, Gesù è venuto per portarci in pace con Dio. Per poter apprezzare pienamente questa verità dobbiamo crescere nella nostra comprensione di ciò che significa essere in questo mondo senza Cristo. Vi è una grande ostilità fra la creatura umana decaduta e Dio. La creatura umana decaduta ha un odio profondamente radicato per Dio. L’Apostolo Paolo dice: “la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo” (Romani 8:7).
A volte abbiamo difficoltà a comprenderlo perché non ci pare che molti nostri vicini “non religiosi” di fatto odino Dio. Sembrano persone così ammodo! Non ci sembra che in loro vi sia un’ostilità apparente verso Dio. Cerchiamo però di guardare le cose più a fondo. Non è forse vero che di fatto essi ignorino Dio? Magari partecipano a qualche cerimonia religiosa, ma non si tratta di un’espressione di amore per il Dio vero e vivente. Partecipano “perché devono”, ma fondamentalmente sono indifferenti a Dio, in realtà non ne vogliono sapere, non hanno intenzione alcuna che Egli governi la loro vita. Il loro eventuale formale rispetto per Dio nasconde, in realtà, un’inimicizia verso di Lui. Dio vede benissimo che, in realtà essi gli sono ostili.
Non è tutto: tutta l’ostilità fra Dio ed uomo non emana solo dalla parte dell’uomo. Pure Dio è loro ostile. La Bibbia dice che Dio nutre un santo odio verso gli empi e i peccatori.
Ascoltiamo ancora alcune espressioni della lettera ai Romani: “l’ira di Dio si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che soffocano la verità nell’ingiustizia” (Romani 1:18). Non possiamo ignorare che Dio, nella Bibbia, Dio manifesta la Sua giusta ira e la giusta Sua indignazione verso chi commette ciò che Egli ha stabilito essere peccato. Certo, il messaggio dell’Evangelo è un messaggio di grazia e di amore. Esso è l’offerta di perdono che Dio offre in Gesù Cristo a tutti coloro che si ravvedono dei loro peccati e si affidano a Lui. Tutto questo però è solo temporaneo. La Bibbia parla del tempo in cui questa possibilità di salvezza sarà terminata. A chi non avrà colto la salvezza in Cristo quando ne aveva la possibilità non verrà risparmiata la giusta manifestazione dell’ira di Dio verso il suo peccato. La giustizia di Dio avrà il suo corso. Non illudiamoci, Dio non solo è amore, ma è anche giusto. C’è una grande ostilità fra l’uomo decaduto e il Dio santo. L’uomo odia Dio e Dio non “passerà sopra” alla sua giusta retribuzione. Dobbiamo fare i conti con la giustizia di Dio, ed essa sarà inesorabile se non avremo colto oggil’unica via di scampo che ci sia concessa, l’opera di Cristo accolta con fede, la quale sola potrà operare riconciliazione e pace fra noi e Dio.
Pensiamo ad un cielo estivo pieno di nere nubi temporalesche. C’è fra queste nuvole una tremenda carica elettrica che deve scaricarsi. Dove si scaricherà? Se la nostra casa è provvista di parafulmine, esso la attirerà e l’assorbirà scaricandola nel terreno e risparmiando la nostra casa dal fuoco e dalla distruzione. Possiamo bene immaginare la tremenda “carica elettrica” accumulata dai peccati nostri e dell’umanità intera. La tensione è grandissima. Quei fulmini rappresentano l’ira di Dio. Per il momento tutto sembra tranquillo ma prima o poi, giunti al culmine, la tensione si scaricherà. Dove si scaricheranno quei fulmini? Su di noi, “incenerendoci”, oppure su Cristo Gesù rappresentato dal parafulmine della nostra illustrazione? Non vorremmo fornirci di un tale “parafulmine”? Quando tutta quell’enorme tensione si è scaricata torna il sereno e la pace. Ecco cosa significa che Gesù ristabilisce la nostra pace con Dio. La giusta ira di Dio verso il nostro peccato è stata propiziata dal sacrificio di Cristo sulla croce.
Non solo questo, però. Dio si occupa anche del nostro odio verso di Lui. Con la potenza dello Spirito Santo Egli ci trasforma da persone che odiano Dio a persone che Lo amano. Ecco così che invece di una rabbiosa ostilità noi in Cristo troviamo pace con Dio. Ascoltate che cosa dice la Scrittura: “perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza, e, avendo fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce, di riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli. E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa” (Colossesi. 1:19-22).
Pace interiore. Abbiamo dunque pace con Dio. Non si tratta però del solo tipo di pace che Gesù ci porta. Egli ci porta pure pace interiore. Lo spirito dei perduti è pieno di paure, di confusione e di disperazione. Potranno anche avere momenti di tregua da questi sentimenti, quando sono più calmi, sentimenti respinti con metodi differenti, ma non potranno avere una pace duratura. La paura, la confusione, e persino la disperazione torneranno una volta o l’altra. A colui o colei che si affida a Cristo, però, viene offerta la pace duratura di Dio per ogni situazione. L’Apostolo scrive:”Rallegratevi del continuo nel Signore lo ripeto ancora: Rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini; il Signore è vicino. Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Fl. 4:4-7). Pure questa è la pace che Gesù ci porta.
Pace nel corpo di Cristo. C’è però ancora un altro tipo di pace che Gesù porta. La creatura umana decaduta nutre ostilità nei confronti dei propri simili. Guardate a che cosa avviene oggi in un tipico posto di lavoro. Che accade fra colleghi? Competizione, invidia, “si fa lo scaricabarili”, “ci si fa le scarpe” a vicenda. Tutto va bene fintanto che il capo non è arrabbiato e qualcuno deve prendersi la colpa. Cristo è venuto pure a portare pace nei rapporti umani, pace fra i membri del Suo corpo, la Sua Chiesa. Al posto del conflitto vi è opportunità per un santo amore. Invece di divisione, vi può essere per noi unità con tutto il cuore. “Vestitevi dunque come eletti di Dio santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro, e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi. E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Dio, alla quale siete stati chiamati in un sol corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti” (Colossesi 3:12-15).
La venuta di Gesù ci porta pace. È soprattutto quando ne vediamo le alternative che possiamo apprezzare la pace che Cristo porta al Suo popolo.
Il nostro testo, però, è chiaro. C’è un senso nel quale Gesù non è venuto per portare la pace, ma la spada. Che cos’è questa “spada”? In quali aree non è bene che ci sia pace? Qui Gesù sta parlando del rapporto intercorrente fra il Suo popolo, la Sua Chiesa in questo mondo e la massa dell’umanità che è ancora in ribellione contro Dio, che pure l’ha creata. In questo non ci può essere pace ed armonia. Di fronte ai compromessi che vede operati nella Chiesa, l’Apostolo Giacomo scrive: “Adulteri e adultere, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Gm. 4:4).
Una scelta. Qui Giacomo mette davanti ai suoi lettori una scelta: Essi possono essere amici del mondo. Ma se scelgono di essere amici del mondo, si renderanno nemici di Dio. D’altro canto, essi possono scegliere di essere amici di Dio. Se scelgono questo allora si renderanno nemici del mondo. Si tratta dell’uno o dell’altro. Cercare di essere amici del mondo e voler essere cristiani fedeli è un’assoluta impossibilità. È come cercare di dare l’impressione di essere moralmente retti mentre di nascosto abbiamo una relazione con la nostra vicina di casa… Per il cristiano fedele non vi può essere pace con il mondo.
Paolo esorta i cristiani di Corinto in questi termini: “Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo diverso, perché quale relazione c’è tra la giustizia e l’iniquità? E quale comunione c’è tra la luce e le tenebre? E quale armonia c’è fra Cristo e Belial? O che parte ha il fedele con l’infedele? E quale accordo c’è tra il tempio di Dio e gli idoli? Poiché voi siete il tempio del Dio vivente, come Dio disse: “Io abiterò in mezzo a loro, e camminerò fra loro; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo”. Perciò “uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo, ed io vi accoglierò” (2 Corinzi 6:14-17).
Dovrebbe essere chiaro: non vi può essere pace con il mondo. Conflitto come espressione di grazia. Con tutto questo ben presente, possiamo tornare al nostro testo e guardarlo meglio. Notate quello che Gesù non dice ai Dodici. Non dice: “Ascoltare ora. Ricordate, quando uscirete in avanscoperta nel mondo, tutti vi odieranno. Ci saranno problemi fra voi e loro. Che ci volete però fare? Tutto questo fa parte della difficoltà di essere Miei discepoli”. Gesù non dice questo. Sarebbe stato solo una ripetizione di che cosa aveva già detto nei versetti 16-23. Egli piuttosto dice loro: “Ricordate, io sono venuto con lo scopo esplicito di creare ostilità fra voi e loro, non pace, ma una spada”. Non è forse ciò che dice il testo? Perché mai, però, Gesù vorrebbe creare ostilità? È un’espressione della Sua grazia verso di noi che siamo la Sua Chiesa.
Ritorniamo al giardino di Eden. Li troviamo Satana che parla ad Eva. Il racconto lo conoscete. Eva viene ingannata e poi disubbidisce alla sola proibizione che aveva ricevuto da Dio.
Comprendete però, vi prego, la strategia di Satana. Saremmo solo ingenui se pensassimo che Satana sia solo interessato a far peccare una persona. È molto più astuto. Di fatto Satana sta cercando di reclutare sempre più truppe per la sua rivolta contro Dio. Ha riportato una certa misura di successo reclutando, perché lo seguissero, degli angeli. Ora però cerca alleati umani. Se potrà reclutare il primo della razza, tutti gli altri saranno pure suoi. Così la domanda di Satana ad Eva è di più una questione di fedeltà. Satana sta di fatto chiedendole a chi vorrà credere, chi seguirà. Dio vi ha detto di non mangiare. Non vi potete però fidare di Lui. Ascoltate me. Mangiate il frutto”. Più tardi, quando Dio parlerà ad Eva, Egli parlerà ad una ribelle. Parlerà a una che si è unita ad un atto di sovversione contro di Lui, qualcuno che ha deciso né di aver fiducia in Lui né di seguirlo, ma di confidare in Satana e di seguirlo. È qui però che Dio fa un atto di grazia.
Ascoltate che cosa Dio dice in Genesi 3:14:15: “Allora l’Eterno DIO disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, sii maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le fiere dei campi! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno”.
Avete notato che cosa ha fatto Dio come atto di clemenza? Ha dichiarato una guerra fra Eva e Satana. Mettendo inimicizia, ostilità, fra la donna e Satana, Egli ha infranto l’alleanza stabilita contro di Lui. I complotti di Satana sono falliti. Dio ha rivendicato per Sé stesso un altro ribelle e la chiama ancora di nuovo uno dei Suoi leali sudditi.
Tutto questo non era che una figura profetica di ciò che Gesù è venuto a compiere: Egli è venuto per dare inizio ad una guerra nel campo stesso dei ribelli. Egli è venuto con una spada per porre inimicizia fra “il seme della donna” e “il seme del serpente”. Così facendo, Egli rivendica a Sé stesso un certo numero di ex ribelli, li torna a rendere leali sudditi Suoi e li mette in opposizione al resto del mondo che persevera nella sua folle ribellione contro il Re.
Avete notato che cos’ha fatto Dio come atto di clemenza? Ha dato inizio ad una guerra. In Matteo 10 Gesù pone tutto il conflitto che i Dodici dovranno affrontare in questo contesto: “Sarete come pecore in mezzo ai lupi. Vi attaccheranno in vari modi. Comprendete però che questo riflette semplicemente la guerra che io sono venuto a stabilire. Per me non è una sorpresa né un problema. Fa tutto parte del piano. Non pensate che io sia venuto sulla terra a portare pace, ma una spada”.
Riconoscete in questo la grazia di Cristo? Per natura noi siamo ribelli. E ogni pensiero del ribelle è un atto di sovversione. Così, che fa un re normalmente con coloro che gli sono ribelli? Arriva con le sue truppe e ne fa strage fino a che pure l’ultimo non ne sia eliminato. Non così il nostro Re. Con grande clemenza Egli fa grazia ad un certo numero, cioè noi, e poi infrange la nostra alleanza con il maligno. Egli innesca una guerra fra noi ed il resto del mondo per poterci liberare dai complotti e dal regno di Satana, per riportarci nel Suo regno di amore. Ecco dove Gesù vuole farci arrivare nel nostro testo: “Sono venuto per dare inizio ad una guerra, e voi ve ne dovreste rallegrare”.
Che fare così con verità come queste? Dovremmo davvero rallegrarcene. Ci rallegriamo e godiamo della pace che Cristo è venuto a portare: pace con Dio, pace interiore, pace l’uno con l’altro. Questi sono doni dell’Evangelo, riservati al Suo popolo, doni che dobbiamo sempre più apprezzare. Facciamolo il più possibile. Possiamo però pure rallegrarci della spada che Gesù è venuto a portare. Anche questo è espressione della Sua grazia. Se Egli non avesse prodotto questa ostilità, noi saremmo ancora tutti alleati di Satana, noi tutti non ci prefiggeremmo altro che rivolta e sovversione. Alla fine, però, dovremmo subire la sorte in cui cadrà ogni sciocco ribelle, la santa ira del Re.
Quello però non deve essere il nostro destino. Per grazia siamo stati resi fedeli sudditi del Re Gesù. Quando a Natale aprirete i vostri doni, rammentatevi così di questi doni dell’Evangelo: pace con Dio ed ostilità verso il mondo.
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