Mentre Papa Francesco metteva in guardia contro l’ideologia “umanitaria” che abolisce le differenze in nome di una pace senza il Principe della pace, a Bruxelles andava in scena una scioccante “provocazione”.
Un’installazione fotografica tra i corridoi del Parlamento europeo colpisce la fede e il sentimento religioso dei cristiani, ecco di cosa si tratta.
Papa Francesco nel corso nel suo viaggio apostolico in Ungheria, ha tenuto una serie di discorsi che possiamo tranquillamente definire memorabili.
Nell’incontro del 28 aprile scorso con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico il papa ha messo in guardia contro il pericolo che l’Europa si trasformi in «una realtà fluida, se non gassosa». Un rischio a cui andremo incontro seguendo quella che Francesco bolla come «la via nefasta delle “colonizzazioni ideologiche”, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender».
Sul tema della colonizzazione ideologica papa Bergoglio è tornato ancora, rivolgendosi agli universitari e al mondo della cultura. Francesco ha evocato, ancora una volta, il profetico romanzo di Robert H. Benson, Il padrone del mondo, che descrive un mondo dove, in nome di un nuovo “umanitarismo” e della pace universale, tutto viene uniformato per mezzo della tecnica, si annullano le differenze e si aboliscono le religioni finendo per eutanasizzare (letteralmente) chi professa la fede in Cristo Gesù. È un mondo che dice di volere la pace ma che, ammonisce il Papa, «in realtà si trasforma in una persecuzione fondata sull’imposizione del consenso, tanto da far affermare a un protagonista che “il mondo sembra in balia di una vitalità perversa, che corrompe e confonde ogni cosa”».
Una mostra blasfema all’Eurocamera
Che la denuncia di Francesco sia tutt’altro che campata in aria, lo mostra quanto è accaduto all’Europarlamento di Bruxelles dove dal 2 al 5 maggio, in coincidenza con la presidenza svedese del Consiglio europeo, si è svolta una mostra che conta alcune scene bibliche in salsa Lgbtq+.
Sì, avete capito bene: la mostra, organizzata da «The Left» e annunciata da una mail dell’eurodeputata svedese (di sinistra) Malin Björk, ha promosso un’installazione che ha ospitato alcuni scatti della fotografa svedese Elisabeth Ohlson. Parliamo di foto che, tra le altre cose, ritraggono un Gesù circondato da improbabili apostoli vestiti da schiavi sadomaso.
Come ricorda San Tommaso d’Aquino, la bestemmia consiste essenzialmente nel menomare la bontà di Dio. Sminuire la bontà divina: questo è bestemmiare. Più nel dettaglio, per l’Aquinate pecca in questa maniera «chiunque nega a Dio qualche cosa che a lui si deve, o gli attribuisce quanto a lui non si addice» (Somma teologica, II-II, q. 13, resp.). Ad esempio si bestemmia anche dicendo che Dio è causa di un peccato (è quello che potremmo definire un peccato della mente: la bestemmia ereticale).
Non è la prima volta che la Ohlson presta la sua arte a simili provocazioni. Basti ricordare la controversa mostra del 1998 intitolata Ecce Homo. In quell’occasione furono esibite 12 sue fotografie – con Gesù raffigurato tra omosessuali e transgender – a Stoccolma e poi nella cattedrale svedese di Uppsala, tempio principale della Chiesa luterana di Svezia.
Un farisaismo di tipo nuovo
Qualche mese fa avevamo dato notizia della bella iniziativa dell’eurodeputata spagnola Isabel Benjumea, che con caparbietà aveva insistito per far allestire il presepe – era la prima volta che succedeva – nella sede del Parlamento Europeo di Bruxelles. Difficile non leggere in questa mostra dai tratti blasfemi una “risposta” alla novità del presepe.
Una mossa che rende bene l’idea di come l’ideologia dominante sia fondamentalmente una nuova forma di farisaismo che arriva a distorcere anche la fondamentale questione delle radici cristiane d’Europa. In che modo? Semplicemente guastando la radice: asservendo cioè l’immagine del Salvatore alla tavola di valori arcobalenata e politicamente corretta. Non una novità, del resto. Non serve che ricordare i tentativi di fare di Gesù l’alfiere delle ideologie novecentesche, di sinistra o di destra che fossero (a cominciare dal Gesù «primo socialista della storia»).
In tempi ormai lontani lo scrittore cattolico Gustave Thibon aveva coniato il concetto di «farisaismo romantico». Se il vecchio farisaismo sacrificava il Vangelo a un ordine umano e terreno, il nuovo farisaismo lo mescola al disordine e al fango umano. Lo confonde con le impurità e le perversioni della natura umana sfigurata dal peccato. Il fariseo romantico, in nome di un concetto vago e plasticoso di amore, canonizza e giustifica il disordine umano. Arriva al punto di mettere le immagini di Dio al servizio della rivolta contro Dio. Mette in caricatura il cristianesimo, trasformandolo in una blasfema parodia che mira a divinizzare l’uomo senza il soccorso della grazia divina.
Ragione in più per pregare e per vigilare su chi ha tutta l’aria di voler imitare il «Padrone del mondo». Dimenticando però che non sarà mai il «Signore della storia».