Il Reverendo Padre Angelo dei domenicani apre una riflessione su un aspetto delle Scritture: non viene mai menzionato il “sorriso di Gesù”.
Alla domanda di un fedele circa la tematica del “sorriso di Gesù”, il Reverendo Padre Angelo dei domenicani apre un’interessante riflessione, riportata dal portale amicidomenicani.it.
Ci si chiede il motivo per cui le Scritture non fanno mai cenno al Gesù sorridente e Padre Angelo apre la sua riflessione menzionando un episodio emblematico nella storia della Chiesa, ovvero quando il Cristo apparve a Santa Caterina da Siena sopra la Chiesa di San Domenico.
Se è vero, sostiene Padre Angelo, che i Vangeli non menzionano mai direttamente il sorriso di Gesù, è altrettanto importante riflettere sul fatto che il Cristo si sia sempre manifestato con un volto “maestoso e dolce insieme”. Il biografo ufficiale di Santa Caterina da Siena racconta l’episodio in cui Gesù apparve alla mistica: “Fissandola con i suoi occhi pieni di maestà e sorridendole con dolcezza, alzo la mano sopra di lei”.
C’è un altro aspetto che il Reverendo Padre Angelo vuole mettere in luce. L’esperienza, attestata nei Vangeli, che il Cristo ebbe con i fanciulli della sua età storica. Il Vangelo di Marco ci da una testimonianza importante in tal senso. Quando i discepoli sgridarono i bambini, il Signore disse: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio”. Questo è un aspetto su cui porre la nostra attenzione: la dolcezza dei bambini doveva esser particolarmente cara a Gesù.
La riflessione di Padre Angelo mira poi ad analizzare le motivazioni per cui, nelle Sacre Scritture, non si fa cenno al “sorriso di Gesù”. C’è forse un motivo, ci dice Padre Angelo, legato alla missione del Cristo sulla terra: “In Gesù era sempre presente l’obiettivo per cui era venuto, ovvero la redenzione mediante la Passione e la Croce”. Il Cristo aveva sempre davanti ai suoi occhi i peccati degli uomini e, come ci ricorda il Reverendo Padre, “non li aveva davanti in maniera generica, ma li vedeva nello specifico, uno per uno nelle singole persone”.
Dunque, Padre Angelo ci invita a riflettere su questo duplice aspetto: da un lato il volto maestoso e dolce di Gesù, che, seppur non è menzionato, lo ha sempre accompagnato. Dall’altro lato, un sorriso mai accennato nei Vangeli, perché ricco della consapevolezza e della “coscienza della sua ora”. In Cristo visse sempre una sorta di “antiveggenza” della sorte che gli era destinata: il peccato per cui Egli fu vittima, il tradimento contro la sua Persona, l’abbandono dei suoi, la negazione di Pietro. Tutti questi aspetti, ci ricorda Padre Angelo, ci portano a riflettere e a “penetrare” nell’anima di Gesù.
Fabio Amicosante
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