La storia è maestra di vita, diceva lo storico romano Cicerone, in lingua latina. Cosa ci insegna la storia recente riguardo all’epidemia?
La lezione più dura di tutte viene dall’ultima influenza che mise in ginocchio l’intero pianeta, la cosiddetta Spagnola. Che tuttavia non era spagnola, ma fu chiamata così perché le notizie su questa terribile epidemia inizialmente vennero coperte da segreto militare. La Spagna tuttavia era un paese neutrale, e per questi nei giornali spagnoli si parlava di questa terribile “peste nera”. Veniva tuttavia dagli Stati Uniti, precisamente dal Kansas, e portò alla morte fra 50 e 100 milioni di persone in tutto il mondo.
Furono i biologi a ricostruirne successivamente l’origine. In alcune fattori di suini, nel Kansas rurale e agricolo, i contadini si ammalavano di una strana influenza molto grave, simile al coronavirus. La maggior parte, senza presentare sintomi particolati. Vicino a quegli allevamenti di maiali c’era Fort Riley, allora chiamato Camp Funston. Lì si addestravano migliaia di soldati destinati all’Europa.
Così, una volta partiti, si scoprì solo molto tempo dopo che la maggior parte di loro aveva giù contratto il virus. Che inizialmente si pensava fosse una semplice influenza, aggravata dalle condizioni di freddo e prive di servizi in cui viaggiavano i militari. Quel virus, in poco tempo mutò in un’altra forma che uccise centinaia di soldati prima di arrivare alla guerra. E dopo aver fatto il giro del mondo, e avendo mutato forma almeno un paio di volte, tornò Oltre Oceano, passando per il Sud America.
Il contagio dai soldati americani passò agli alleati, francesi e inglesi, poi ai nemici, i tedeschi. Raggiungendo India, Cina, Giappone, Africa. Le immagini venivano trasmesse di nascosto, in un clima di censura totale. Infermieri e medici morivano insieme ai loro pazienti, ma nessuno ne venne inizialmente a conoscenza. I governi non volevano mostrare la loro totale impotenza di fronte al virus.
Per questo anche i comandi militari mettevano in atto rimedi totalmente distanti dal buonsenso. Aggravando terribilmente l’epidemia. Ospedali svuotati, malati trasferiti insieme al personale medico, senza nessun criterio scientifico, ne non quello di nascondere e infangare.
Anche il presidente degli Stati Uniti d’America Woodrow Wilson contrasse l’influenza cosiddetta Spagnola, e impazzì. Molti furono preda di conseguenze psichiche, dalle depressioni agli stati allucinatori. In poco tempo Wilson si schierò con la Francia guidata da Georges Clemenceau, e insieme decisero condizioni post-belliche terrificanti per la Germania, occupando anche larga parte del territorio.
Queste portarono, inevitabilmente, ai moti della Repubblica di Weimar, a cui parteciparono sia i comunisti che i nazionalisti, non ancora nazisti. La guida di Adolf Hitler prese forma in questo contesto. L’opposizione di Wilson alle conquiste dell’Italia, che derideva Vittorio Emanuele Orlando per il suo accento siciliano, portò alla propaganda della “vittoria mutilata”, che diede vita al dannunzianesimo e al mussolinismo.
A cosa serve conoscere tutto ciò? La durezza e la crudezza della realtà, purtroppo, spesso può servire da deterrente per errori futuri. Allora per nascondere la Spagnola non se ne parlava, si restava confinati in casa e l’unica parola che si scambiava era con il sacerdote, che si recava in visita nelle abitazioni per dare le estreme unzioni.
La tragedia e la sofferenza di quegli anni, però, non servirono. Tanto che alla fine dell’epidemia, senza un’adeguata presa di coscienza pubblica, non solo si ritornò alla vita di prima, ma furono la spinta per la febbre del sesso e dell’alcol, dell’anti-proibizionismo e dei nuovi balli sfrenati. Che portarono nel giro di pochi anni al nuovo crollo di Wall Street, e alla grande depressione, preludio della Seconda Guerra Mondiale.
Siamo destinati a non imparare mai dai nostri errori? La risposta è no. Possiamo farlo, possiamo imparare. Il Signore ci ha dato la libertà. Ma le forze di questo mondo, quelle del male, purtroppo dilagano, nel cuore e nella mente di molti. Traggono in inganno, conquistano. Per cui è molto difficile, trovare la giusta strada, nella difficoltà. La logica, la politica, gli interessi economici, i grandi dibattiti, gli accordi internazionali.
Nulla di tutto ciò potrà mai aiutarci a sconfiggere il morbo del male, che dall’alba dei tempi, dal Peccato originale, si instaurò in questo mondo. Ma abbiamo una strada, una soluzione. “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me“, disse Gesù nel Vangelo di Giovanni (Gv 14:6). Con Lui non possiamo sbagliare, non saremo mai soli.
Giovanni Bernardi
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