Chi meglio di Gesù può spiegare il valore ed il significato della Messa? In una splendida pagina del diario che Padre Pio scrisse durante la prima persecuzione degli anni ’20, periodo in cui gli uomini della Chiesa gli davano dell’eretico, il Santo di Petralcina fa spiegare, con un artificio retorico, la Santa Messa allo stesso Gesù. Questo scritto di rara bellezza e pregnanza è stato citato in un libro scritto di recente da Francobaldo Chiocci e Luciano Cirri che s’intitola ‘Padre Pio, storia di una vittima su cui dovrebbero riflettere riformatori e loro tristi epigoni’. Di seguito vi riportiamo i passi salienti:
“Pensate che il sacerdote che mi chiama tra le Sue mani ha un potere che neanche a Mia Madre concessi; riflettete che se, invece di un sacrestano, servissero il sacerdote i più eccelsi serafini, non sarebbero abbastanza degni di stargli vicino. […] E degno allora starsene alla Messa pensando altro che a Me?” Con queste parole viene messa in dubbio la valenza delle ondate di repressione che il Santo da Petralcina dovette subire.
Ma la pagina continua con attacchi ancora più diretti: “Considerate l’Altare non per quello che lo hanno fatto gli uomini, ma per quello che vale, dato dalla Mia presenza mistica, ma reale. […] Guardate l’Ostia, vedrete Me umiliato per voi; guardate il Calice in cui il Mio Sangue ritorna sulla terra ricco com’è di ogni benedizione. Offritemi, offritemi al Padre, per questo Io torno tra voi. […] Se vi dicessero: “Andiamo in Palestina a conoscere i luoghi santi dove Gesù ha vissuto e dove è morto”, il vostro cuore sussulterebbe, è vero? Eppure l’Altare sul quale Io scendo ora è più della Palestina, perché da questa me ne sono partito venti secoli fa e sull’altare Io ritorno tutti i giorni vivo, vero, reale, sebbene nascosto, ma sono Io, proprio Io che palpito tra le mani del Mio ministro, Io torno a voi, non simbolicamente, oh no, bensì veramente; ve lo dico ancora; veramente […]. Getsemani, Calvario, Altare! Tre luoghi di cui l’ultimo, l’Altare, è la somma del primo e del secondo; sono tre luoghi, ma uno soltanto è Colui che vi troverete”.
Padre Pio insiste sull’ipocrisia di molti uomini di Chiesa che pensano solo alle apparenze, che si esaltano per la vicinanza ai luoghi in cui ha vissuto il Messia, ma poi, nel quotidiano, perdono di vista quale sia l’essenza del suo messaggio. Dunque conclude scrivendo: “Portate i vostri cuori sul corporale santo che sorregge il Mio Corpo; tuffatevi in quel Calice divino che contiene il Mio Sangue. È lì che l’Amore stringerà il Creatore, il Redentore, la vostra Vittima ai vostri spiriti; è lì che celebrerete la gloria Mia nell’umiliazione infinita di Me stesso. Venite all’Altare, guardate Me, pensate intensamente a Me”, ovvero pensate al messaggio, pensate alla salvezza ed al divino e lasciate andare le stupide beghe e le cacce alle streghe.