Un aspetto poco conosciuto di Giacomo Leopardi: la sua devozione alla Madonna a cui rivolgeva accorate e struggenti preghiere e il suo legame fin da bambino con Loreto.
Il pensiero filosofico di Giacomo Leopardi è stato sviscerato minuziosamente e si è tanto riflettuto sul suo pessimismo per cercare di comprenderlo appieno. I lati più reconditi del suo animo sono stati indagati il più possibile e si è tentato di carpire i più profondi sentimenti di questo grande poeta.
Il suo rapporto con la fede è stato oggetto di approfondito studio e analisi. Seppure l’autore degli indimenticabili componimenti che lo hanno reso uno dei poeti più grandi d’Italia non credesse nell’eternità si denota la presenza di una forte attrazione verso la figura della Madonna. A lei ha rivolto le sue preghiere in forma poetica.
La sua relazione con Dio è stata forse controversa a causa dell’educazione ricevuta. Molto probabilmente si era formata in lui un’immagine distorta del Signore tanto da indurlo a rifiutarlo o ad allontanarsi da lui, ma quasi certamente non del tutto.
La formazione religiosa che Giacomo Leopardi ha ricevuto fin da bambino è stata forse non rivolta ad un rapporto con Dio pienamente autentico. La rigidità dei suoi genitori e gli errori di parte della Chiesa con buona probabilità hanno contribuito ad influenzare negativamente la sua relazione con il Signore e ad allontanarlo dalla fede.
Ma nonostante la visione pessimistica della vita, la quasi totale assenza di speranza e la lontananza dalla pratica religiosa nell’animo del poeta c’era un legame o almeno una forte attrazione verso la Beata Vergine Maria.
Fin da bambino aveva avuto modo di frequentare il Santuario di Loreto, non molto distante dal suo paese, Recanati. Il forte senso religioso che pervadeva la società della sua epoca e la sua famiglia hanno inevitabilmente lasciato qualche traccia in lui.
Le preghiere alla Madonna di Giacomo Leopardi
Forse attratto dalla tenerezza materna della Madonna, dal bisogno di un porto sicuro e di un rifigio di pace per l’anima, Leopardi non ha mai spezzato il filo che lo legava a Lei. Prova di questo sono due preghiere scritte come poesie che rivolge alla Madre celeste.
Una la scrisse per la sorella Paolina, a cui era molto affezionato, e l’altra è un’invocazione che si trova all’interno del quinto canto del suo poemetto in terzine dantesche, Appressamento della morte.
Entrambe queste preghiere di Giacomo Leopardi a Maria sono particolarmente brevi ed esprimono sentimenti accorati e sinceri. La preghiera scritta per la sorella Paolina recita così:
La preghiera nell’ora della morte
A Maria.
È vero che siamo tutti malvagi,
ma non ne godiamo, siamo tanto infelici.
È vero che questa vita e questi mali sono brevi e nulli,
ma noi pure siam piccoli e ci riescono lunghissimi e insopportabili.
Tu che sei già grande e sicura,
abbi pietà di tante miserie.
In linea con il suo sguardo triste e pieno della sofferenza della vita riconosce il male presente nell’uomo e l’infelicità che ne consegue. In questi versi è evidente come il poeta porti ai piedi della Madonna gli affanni umani confidando in Lei e chiedendo la sua compassione materna.
La preghiera scritta in giovane età
L’altra preghiera, contenuta nel poemetto che compose a 18 anni, nel dicembre 1816 è questa:
O Vergin Diva, se prosteso mai
caddi in membrarti, a questo mondo basso,
se mai ti dissi Madre e se t’amai,
deh tu soccorri lo spirito lasso
quando de l’ore udrà l’ultimo suono,
deh tu m’aita ne l’orrendo passo.
È tutta rivolta a chiedere il soccorso di Maria nell’ora della morte, il suo aiuto materno nel momento del passaggio supremo. Parla di averla amata, la Madonna, di averla chiamata Madre, esprime perciò una fede che seppure celata era presente in lui.
Fonti storiche attestano che negli ultimi momenti di vita a Napoli il poeta ebbe modo di ricevere i Sacramenti, un altro elemento importantissimo che dimostra come il suo pessimismo non fosse poi forse così totale, ma squarciato da una luce che lo ha accompagnato fino alla fine.