Giacomo mio fratello è un dono di Dio

 

Giacomo Mazzariol è un ragazzo di soli 19 anni che ha deciso di mostrare a tutta Italia il suo rapporto con il fratello Giovanni, un bambino affetto dalla sindrome di down. Il primo appuntamento con questi due fratelli è stato qualche mese fa quando Giacomo e Giovanni hanno commosso tutto il bel paese con un finto colloquio.

 

Dopo qualche mese di silenzio e con un libro prossimo ad uscire nelle librerie ‘Mio fratello rincorre i dinosauri’, Giacomo è tornato a parlare pubblicamente di suo fratello e della condizione dei disabili. Il motivo scatenante di questa lettera aperta a tutti i normo dotati è l’aver osservato come le persone in genere abbiano paura o semplicemente ghettizzino i down e i disabili. Giacomo racconta di quest’estate, di quando in un albergo dei clienti si sono lamentati per la presenza di “Troppi” disabili oppure di quando in un ristorante volevano zittire un gruppo di disabili perché troppo chiassosi.

 

Queste situazioni semplicemente fanno male a loro ma anche a chi come Giacomo vive quotidianamente a contatto con un fratello down. Per questo motivo, il ragazzo di Castelfranco Veneto ha voluto educare le persone facendo loro capire cosa può regalare un ragazzo disabile ad ognuno di noi. Il 19enne confessa che all’inizio era convinto che solo suo fratello fosse l’unico disabile, di come la malattia di questo lo rendesse arrogante nel pensare di detenere una sorta di verità, ma questa convinzione è passata grazie all’aiuto di Giovanni:

 

“Mi ricordo che proprio in quel periodo mio fratello aveva conosciuto un americano al campeggio e appena ero arrivato mi aveva parlato un po’ di lui e mi aveva fatto vedere un loro selfie sul telefono.

Io: — Ah ma è nero! Non avevo capito.

Gio: — No.

Io: — Sì, è nero.

Gio: — No, non è nero, è carnivoro. Come me!

Ecco, mio fratello, ad esempio, divide il mondo in carnivori ed erbivori, e basta. Io, di categorie, ne avevo troppe”.

 

In quel momento Giacomo si è reso conto che racchiudere il fratello in una categoria era sbagliato e che  così come tutti i “Normali” Giovanni era un individuo peculiare e unico. Questa illuminazione gli ha permesso di riflettere sulla diversità, ha compreso che nessuno di noi è capace di svolgere tutto senza bisogno di aiuto: “Gio non era l’unico ad aver bisogno di una mano, ma ci sono anch’io che a Londra in tre mesi non mi sono lavato i vestiti perché ho dimenticato che si doveva mettere il detersivo. Insomma, anche io molte volte non ero pronto per il mondo”.

 

Giovanni doveva essere quello da aiutare, ma inconsapevolmente era stato lui a dare una mano al fratello a farlo crescere e maturare, un episodio che Giacomo non dimenticherà mai e per il quale lo ringrazia ogni giorno “Essere entrato nel mondo di mio fratello mi ha riempito la vita”.

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