Sul Corriere è emersa la triste storia di Gianni Fossati, manager milanese deceduto a causa di complicanze legate al Covid-19.
Il fratello Valdo Fossati ha spiegato come, nonostante i ripetuti tentativi di ottenere informazioni sulla salma, lui ed il resto della famiglia siano rimasti all’oscuro.
Il manager lombardo, Gianni Fossati, ha cominciato ad avvertire i sintomi del Coronavirus verso la metà di marzo, così si è recato a Villa Marelli per un consulto medico da un amico. Questo gli ha detto che poteva aver contratto il Covid-19 e gli ha consigliato di recarsi in ospedale. Il 18 marzo è stato ricoverato al Fatebenefratelli di Milano. Da quel giorno, ha rivelato il fratello Valdo al ‘Corriere’, i suoi familiari non hanno più ricevuto notizie dirette sullo stato di salute di Gianni.
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L’uomo spiega che i medici non lo hanno contattato nemmeno quando il fratello è deceduto, il 24 marzo, e la notizia gli è giunta per vie traverse. In quel momento non ha pensato di lamentarsi per questa mancanza, ma piuttosto di capire in che modo poteva riavere gli effetti personali di Gianni e avere notizie su dove fosse la salma, così da poter disporre il funerale secondo le volontà dell’uomo. Nonostante i tentativi di contatto, Valdo non è riuscito ad ottenere risposte e il 4 aprile si è visto costretto a chiedere aiuto al sindaco di Milano Beppe Sala. Due giorni dopo un suo amico, facente parte dei Radicali, lo ha informato che il fratello era stato sepolto al Campo 87, fossa 23.
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Dall’ospedale emerge una storia leggermente differente. La moglie del manager era anch’essa ricoverata in ospedale e pare che le fosse permesso di avere notizie sulla salute del marito e di contattare i familiari. Sulla morte dell’uomo poi fanno sapere che non sono riusciti a contattare la famiglia e, pertanto, dopo 5 giorni hanno predisposto il trasporto e la sepoltura al Campo 87, la zona del cimitero adibita ai morti senza familiari o per i quali i familiari si disinteressano.
Ciò di cui non si capacità il fratello è come sia possibile che nessuno della famiglia, nemmeno la moglie, sia riuscito ad avere informazioni sulla salma del caro defunto prima del trasporto al cimitero. Al ‘Corriere’ l’uomo dice: “È un’offesa gravissima che un uomo debba morire ed essere sepolto senza che la famiglia venga informata“; ed aggiunge che è inammissibile “che un fratello, zio e marito” debba essere sepolto solo “come se la sua famiglia fosse legalmente ‘disinteressata’ alla sua salma e al suo percorso dopo la morte”.
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Luca Scapatello
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