Oggi è venuto a mancare un grande del cinema italiano, Gigi Proietti. Pochi conoscono il suo rapporto speciale con il Signore: da piccolo voleva farsi prete.
“Sentivo tutto il fascino della liturgia in latino”, spiegava il grande Proietti, venuto a mancare il giorno del suo ottantesimo compleanno, nella festa della Commemorazione dei defunti. Non è un caso se Proietti ha poi interpretato numerosi personaggi religiosi sul grande schermo.
Dal cardinale Romeo Colombo, emblematico capo della della polizia pontificia nella fine degli anni settanta, nel film “L’ultimo papa re”. A San Filippo Neri, in uno sceneggiato televisivo che ebbe grande successo, “Preferisco il paradiso”, che andò in onda su Rai1 nel 2010.
Su Dio, disse: “Credo che evangelicamente lo si possa trovare sempre dalla parte di coloro che sono gli ultimi, poveri, deboli ed indifesi. Ma non proverei mai a definirlo, per carità di Dio”. Spiegava inoltre: “Le vite dei santi m’ intrigano”. Sul cardinale Colombo, fedelissimo a Pio IX, invece confidò: “Di quest’ uomo ho ammirato tanto il coraggio di parlare con franchezza al Papa”.
Insomma, una lunghissima carriera, fatta di grandi successi che resteranno di certo nella storia artistica italiana, del cinema e del teatro. Ma anche un rapporto profondo con la Chiesa e con il Signore, e in particolare con le vite dei santi. “Mi intriga conoscere i loro dissidi, le loro vicissitudini che li hanno portati all’ onore degli altari”, è la frase che riporta il settimanale Famiglia Cristiana, pronunciata nella trasmissione A Sua Immagine nel 2014.
“In quest’ ultimo periodo sono incuriosito dalla figura di Sant’ Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti: lo trovo un uomo stimolante sotto vari aspetti”, raccontava ancora. Di San Filippo Neri ricordava che “era chiamato il santo della gioia e la gioia in senso religioso è qualcosa di più profondo, ma era anche allegro, così dicono le cronache del tempo”.
E precisava: “a me è piaciuto per questo aspetto. Anzi, credo che uno dei motivi per cui hanno pensato a me sta proprio nella mia allegria: non che stia sempre a ridere, però provo a trovare il lato divertente delle cose“. San Filippo poi, spiegava Gigi Proietti dopo avere vestito i suoi panni, interpretando il suo ruolo fondamentale nella Controriforma, “aveva un doppio aspetto, assolutamente non dicotomico”.
Questi due aspetti erano “la vocazione alla preghiera, alla solitudine e il desiderio di esternare, di stare in mezzo alla gente“. Insomma, concludeva Proietti ammirato: “Fu un Santo gioiosamente vissuto in carità”.
Da questo spirito, evidentemente, l’attore romano, amato e ammirato da tutti, pescava a piene mani. E non parlava mai della sua fede, non ne aveva bisogno. Si definiva “cento volte peccatore”. Una volta, però, rispondendo a una domanda sul suo rapporto personale con Dio, si lasciò andare.
“A questa domanda potrei rispondere per giorni”, disse. “È evidente che facendo questi film sono venute fuori un po’ di cose passate e legate alla mia vita: il ricordo è quello dell’ oratorio, poi ci sono stati gli allontanamenti, gli scismi come capita ad alcuni”. Ricordi che gli facevano affermare: “Continuo a pensare che Gesù Cristo sia stata la figura più rivoluzionaria della storia. Diciamo che negli ultimi anni si sono intensificate in me delle domande, penso più spesso al trascendente, sarà l’ età che avanza?”.
Non a caso, c’è un altro particolare passato sempre in sordina della sua figura. Il fatto cioè che da piccolo voleva farsi prete. “Durò poco, facevo il chierichetto nella mia parrocchia al Tufello (periferia nord di Roma, ndr) e sapevo a memoria tutta la messa in latino”, rivelò. “Non importava che capissi poco, sentivo il fascino della liturgia, della tonaca. La mia povera mamma ripeteva spesso: Farà quel che il Signor vorrà!”.
Ebbe infine anche parole di grande ammirazione per Papa Francesco. “Ha conquistato talmente tutti: credenti, laici, atei”, spiegò. “Ha un grande carisma, importante capacità di penetrazione nelle coscienze perché usa un linguaggio semplice, ma non facile. Credo, infatti, che la semplicità sia la cosa più complicata che esista”.
Giovanni Bernardi
Fonte: Famiglia Cristiana
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