Dall’Islam alla fede della Chiesa grazie alla materna presenza di Maria: la storia di Claire Koç ha scosso la Francia.
Claire Koç è una giornalista francese di origine turca. Lavora a France Télévisions, la Rai francese. Nata nel 1983 nel cuore dell’Anatolia da una famiglia alevita – l’alevismo è una corrente islamica di derivazione sciita –, ha appena un anno di vita quando lascia il suo Paese insieme ai genitori: destinazione Francia.
Cresciuta tra Rennes e Strasburgo, in vita sua Claire – nome che ha adottato sulla carta d’identità quando è stata naturalizzata nel 2008, abbandonando il suo vecchio nome turco, Cigdem, dopo aver ottenuto la nazionalità francese – ha lottato molto per integrarsi nella cultura del suo Paese d’adozione.
Il suo amore per la Francia non è mai stato condiviso da genitori e parenti, che anzi col tempo si sono “riturchizzati”. Così passa l’infanzia e l’adolescenza a dividersi tra le lezioni della scuola pubblica e quelle di turco.
Ripudiata dalla famiglia
I rapporti già tesi coi suoi si incrinano definitivamente nel 2016. È allora che Claire annuncia ai genitori la sua intenzione di sposare l’uomo che ama, un francese che però agli occhi dei suoi familiari ha un imperdonabile difetto: quello di essere cristiano.
La rottura è totale: Claire non rivedrà più suo padre, che morirà di cancro durante la pandemia. E finisce anche sotto la protezione della polizia francese a causa delle minacce ricevute dagli estremisti che non tollerano i suoi appelli agli immigrati, esortati ad integrarsi nella società francese e a non isolarsi in un recinto identitario.
Malgrado le difficoltà, oggi Claire è serena. Madre di un bimbo di 5 anni, nel libro Le jour où je me suis convertie (“Il giorno in cui mi sono convertita”) racconta senza complessi o timori la ragione profonda di questa ritrovata serenità: la sua conversione alla fede cattolica.
È una storia che non lascia indifferenti quella di Claire Koç: per certi versi simile alla conversione dello scrittore André Frossard, folgorato dalla grazia a Parigi in una cappella del Quartiere latino, dove era entrato per cercare un amico.
Un «colpo di fulmine spirituale» che viene da lontano
La conversione di Claire viene da lontano. Risale a un profondo ricordo della sua infanzia a Rennes: un incontro legato indissolubilmente allo sguardo della Vergine Maria. Quello che lei stessa definisce un «colpo di fulmine spirituale» la colpisce nel 1989, quando ha appena sei anni.
Una sera, mentre sta rientrando da scuola, Claire si attarda lungo la strada per raccogliere fiori e si allontana dal solito percorso verso casa. Un dettaglio che non appare casuale dato il simbolismo profondo lega i fiori alla Madonna, come mostrano tante apparizioni mariane. Non per nulla i Padri videro un’anticipazione di Maria nella profezia di Isaia (11, 1): «Un germoglio è spuntato dal tronco di Iesse / e un fiore è sbocciato dalla sua radice».
Così distratta, come seguendo un invisibile filo di Arianna la bimba finisce per imbattersi nella parrocchia di Santa Teresa. Ignara di ogni cosa della fede cattolica ma impressionata dalle dimensioni di quell’edificio sconosciuto, decide di entrare.
Le porte aperte della chiesa le trasmettono un messaggio di accoglienza che la piccola Claire non si fa sfuggire. Una volta all’interno della chiesa è subito affascinata da una mistica bellezza: le statue dei santi, in particolare, sembrano prendere vita nella luce soffusa. I loro sguardi benevoli, i volti, le croci, le mani, le candele: tutto si intreccia e trasforma la deviazione accidentale dalla via di casa in un tuffo nel cuore del sublime.
A un certo punto, racconta Claire nel libro sulla sua conversione, ecco che «un volto attira immediatamente il mio sguardo: quello di Maria che tiene il figlio tra le braccia. Nel vederla, sono come colpita da un fulmine spirituale». «La grazia – continua la giornalista nel suo racconto – emana dal suo viso, la morbidezza della sua carnagione e lo splendore luminoso dei suoi occhi azzurri esaltano l’azzurro pastello dell’abito che la avvolge. L’insieme forma una visione di perfezione; in lei vedo non solo l’amore materno, ma anche la bellezza femminile, la gentilezza e la grandezza d’animo. Il mio cuore di bambina si commuove davanti alla statua di Maria e prometto di farle visita quanto più spesso possibile».
La lunga strada verso la conversione di un cuore trafitto dalla Vergine Maria
«La Vergine Maria mi ha trafitto il cuore». Così questa figlia della Turchia che ha imparato ad amare Claudel e la lingua francese sintetizza, ai microfoni di Tribune Chrétienne, quel primo incontro con la Madre del Signore dopo il quale prende l’abitudine di visitare le chiese che incontra per strada.
Maria pianta un seme nel cuore di Claire. Ma la terra delle anime non è uguale per tutti e ciascuna ha i suoi tempi di maturazione. Per realizzare appieno la sua conversione ci vorranno infatti ancora trent’anni e la nascita del figlio — che la donna definisce un «elemento scatenante» capace di sciogliere gli ultimi nodi che ancora la trattenevano dal convertirsi.
Il battesimo arriva per lei su un’isola paradisiaca delle Seychelles, poco prima di rientrare in una Francia dove nel frattempo è esplosa la pandemia di Covid. Claire, già catecumena, capisce che le restrizioni anti-Covid le impediranno di ricevere il battesimo a Pasqua come sperava. Chiede allora al sacerdote locale, padre Martial, di essere battezzata prima del suo ritorno.
Il difficile cammino di una convertita dall’Islam a Cristo
Claire si definisce «un’autodidatta nella fede». Né la sua famiglia né i suoi due Paesi (quello d’origine, la Turchia, e quello d’adozione, la Francia) le hanno trasmesso il desiderio di seguire Cristo.
Anzi, tutto intorno a lei sembrava cospirare per distoglierla da questo cammino. Diverse delle persone che le stavano intorno – inclusi, ahinoi, alcuni cattolici – hanno cercato di farla desistere, invitandola a rinunciare a questa conversione così “scandalosa” e “inopportuna”.
«Diventare cattolici viene ormai disapprovato in Francia», constata la giornalista di France Télévisions. Del resto Chesterton ci ha avvisati: «Il cristianesimo è sempre fuori moda», ha detto una volta il grande scrittore britannico. Inutile poi dire che la conversione alla fede cattolica allarga ulteriormente il fossato che già separava Claire dalla sua famiglia di origine.
Due volte discriminata dunque: per il suo amore verso la Francia e a causa del suo amore per Cristo. Ma la giovane e gioiosa fede di Claire è cresciuta anche grazie a questa Via Crucis. Nessun risentimento però da parte sua. Giusto al contrario: «Preferisco sottolineare quelli che mi hanno aperto le braccia», la vediamo confessare a Famille Chrétienne. Perdono e gratitudine: il marchio inconfondibile del Vangelo. Nel segno di Maria.