1943 – 1947. Alle porte dell’Italia, si consuma una strage senza precedenti. Le Foibe e il ricordo di coloro che lì sono stati sacrificati.
10 febbraio: la giornata in ricordo di tutte quelle vittime. Istituita nel 2004, ha il compito e il dovere di far porre l’attenzione su una pagina di storia d’Italia oscura: quella delle Foibe.
10 febbraio 1943 – 1947. Le Foibe: una delle pagine più brutte della storia d’Italia del secondo dopoguerra. Gli eccidi delle Foibe, e il successivo esodo, sono l’epilogo di una secolare lotta per il predominio sull’Adriatico orientale. Un predominio conteso sia dall’Italia che dalle popolazioni slave. Questa lotta si inserisce all’interno di un quadro più ampio che fu legato all’affermarsi degli stati nazionali in territori etnicamente misti.
Un vero e proprio esodo di italiani (la maggior parte) che vivevano a confine fra l’Italia e quella che sarebbe diventata, poi, la Jugoslavia. Territori, quali la Dalmazia e Fiume che, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 e la firma dei trattati di Parigi del 1947, davanti a una Jugoslavia liberata dal maresciallo Tito, verranno tolti all’Italia ed annessi al nuovo Stato nascente.
Una storia che, solo dal 2004, si ricorda con una giornata dedicata per dar voce alla sofferenza di coloro che hanno visto morire i loro parenti, significa anche non dimenticare e permettere che la memoria resti impressa anche alle future generazioni. Nell’anno 2018 è uscito, nelle sale cinematografiche italiane, un film dal titolo “Rosso Istria”.
Il film è incentrato, sì, sulla Seconda Guerra Mondiale in Istria dopo l’8 settembre 1943, ma anche sulla vita della giovane studentessa istriana Norma Cossetto, uccisa dai partigiani jugoslavi nell’ottobre 1943, all’età di soli 23 anni.
Norma fu uccisa dai partigiani jugoslavi nei pressi della foiba di Villa Surani. La sua famiglia viveva nella frazione di Santa Domenica di Visinada (oggi in Croazia), suo padre era un dirigente locale del Partito Fascista e fu anche podestà di Visinada. Lei, invece, era una studentessa della Facoltà di Lettere e Filosofia a Padova.
Nell’estate 1943 stava preparando la tesi di laurea intitolata “Istria Rossa”, un titolo particolare, derivante dal colore delle terre d’Istria ricche di bauxite. Norma girava spesso in bicicletta visitando i paesi dell’Istria alla ricerca di tutto ciò che poteva servirle per sviluppare la sua tesi. Ma qualcosa stava per cambiare.
Dopo l’armistizio del 1943, la famiglia di Norma incominciò a ricevere minacce. Il 25 settembre 1943, un gruppo di partigiani jugoslavi e italiani razziò l’abitazione dei Cossetto. Norma fu convocata presso il comando partigiano (composto da combattenti sia italiani che jugoslavi) e fu invitata a entrare nel movimento partigiano.
Lei si oppose, rifiutando di rinnegare la sua adesione al fascismo (ai tempi dell’università, Norma aderì Gruppi Universitari Fascisti della vicina città di Pola). Uno dei guardiani a cui venne consegnata decise, poi, di rilasciarla.
Ma il giorno dopo, Norma fu arrestata. Qualche giorno più tardi Visinada fu occupata dai tedeschi. Ciò spinse i partigiani a effettuare un trasporto notturno dei detenuti presso la scuola di Antignana, adattata a carcere. Qui, Norma Cossetto fu tenuta separata dagli altri prigionieri, seviziata e stuprata dai suoi carcerieri.
La notte tra il 4 e 5 ottobre tutti i prigionieri legati con fili di ferro furono condotti a forza a piedi fino a Villa Surani. Ancora vivi, furono gettati in una foiba nelle vicinanze. Le tre donne presenti nel gruppo subirono nuovamente violenze sessuali sul posto prima di essere gettate a loro volta nella foiba.
Ad essere il vero bersaglio, però, era il padre di Norma che, quando venne a conoscenza dell’arresto della figlia, si aggregò a un reparto della Milizia di Trieste e rientrò a Visinada. Qui iniziò a cercare informazioni sulla figlia, ma il 7 ottobre fu accoltellato da un partigiano insieme a un suo parente, e anche il suo corpo (insieme a quello del parente che lo accompagnava) fu gettato nella foiba.
Il 10 dicembre 1943, l’esercito tedesco occupò l’Istria. In quei giorni, i vigili del fuoco di Pola erano impegnati a recuperare i corpi da una foiba profonda 136 metri. Uno dei primi ad essere estratto fu quello di Norma che si trovava in cima alla catasta di corpi lì gettati.
A Norma è stata conferita una Medaglia d’oro al merito civile alla memoria.
Pericoli, sofferenze, persecuzioni che gli italiani subirono durante la loro fuga. “Gli italiani furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi terribili sofferenze. Queste terre, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo” – ha detto il Presidente della Repubblica, Mattarella, nel suo discorso in ricordo delle vittime, l’anno scorso.
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ROSALIA GIGLIANO
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