La vita è il dono più prezioso che Dio ci ha fatto e, come tale, va sempre accolta e rispettata “dal suo inizio fino al suo termine naturale” e in particolare negli ammalati. La Misericordia è quella che ha chiesto il Pontefice nel suo messaggio, con parole chiare e concise.
“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” – ha affermato, portando tutti noi a guardare alle sofferenze delle persone, siano esse nel corpo e nello spirito.
Gli ammalati nel cuore di Francesco
Un messaggio forte è quello che Papa Francesco ha dato per la XXX Giornata Mondiale dell’ammalato che, come sempre, si terrà l’11 febbraio, giorno dell’Apparizione della Beata vergine di Lourdes. Una giornata che, non sarà più celebrata in Perù, come precedentemente annunciato, ma a Roma, in San Pietro, a causa della pandemia.
Guardare a chi soffre, agli ammalati con una maggiore attenzione, in particolare a coloro che vivono ai margini o in situazioni di povertà.
Una frase del Vangelo di Luca diventa il perno principale: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Essere vicini, sia nella dimensione personale che comunitaria a tutti coloro che sono ammalati e, insieme a loro, farsi carico della malattia, per alleviare un peso già troppo carico per chi soffre.
“Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro. Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente” – scrive il Pontefice.
Da qui la necessità, per ognuno di noi, di aiutare, di esser vicino a chi vive nella sofferenza, guardando all’esempio di Gesù, “misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza” – continua Francesco.
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Papa Francesco: il rispetto per la vita dall’inizio alla fine
La necessità di esser accanto a loro, aiutarli, sostenerli, specialmente se si tratta di bambini o anziani fragili, perché essi non rappresentino mai più quello “scarto”, concetto così diffuso nel nostro tempo, anche “dove la vita non è sempre riconosciuta ed accettata, accolta e vissuta” – continua Francesco.
Non usa mezzi termini il Pontefice nella sua denuncia a questa cultura dello scarto, l’aborto (“la vita non è sempre accolta e vissuta”) e l’eutanasia (“custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale”), per far sì che tutti, a partire dai potenti della Terra, dai governi, ascoltino e guardino a ciò che accade, la sofferenza che tutto questo arreca e comporta, senza voltare la faccia dall’altra parte.
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“Il malato sia sempre al centro”
La ricerca sanitaria, il progresso sono elementi che permettono di affrontare malattie vecchie e nuove con maggiore consapevolezza, anche nel caso della pandemia che stiamo affrontando da due anni a questa parte. Ma Francesco ci fa capire che, al centro, deve esserci sempre lui, l’ammalato: “Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure”.
Il Papa pensa anche a coloro che non possono più guarire: “[…] Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia”.
Un messaggio forte, concreto che pone l’ammalato al centro del pensiero di Francesco.
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