“Ci rivolgiamo a tutti gli uomini di buona volontà per esortarli a celebrare “La Giornata della Pace”, in tutto il mondo, il primo giorno dell’anno”.
Cominciava con queste esatte parole la lettera che Papa Paolo VI leggeva il 1° Gennaio del 1968. Così, istituiva ufficialmente la Giornata Mondiale della Pace. Invitava, dunque, i suoi successori a iniziare, ogni nuovo anno civile, con una “esortazione” a vivere in comunione fraterna e nel rispetto reciproco.
Continuava Paolo VI: “Sarebbe Nostro desiderio che poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurio e come promessa – all’inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo”. Dal lontanissimo 1968, ogni Pontefice ha scritto e inviato ai capi delle Nazioni e a tutti i cittadini del mondo un messaggio, sui vari e insidiosi aspetti del tema “Pace”. L’intenzione di Papa Paolo VI, infatti, non era quella di richiamare soltanto i cristiani, ai principi fondamentali degli insegnamenti di Cristo, ma ogni persona che volesse “lottare” per una giustizia che sapesse dare valore a chi si impegna per un mondo migliore.
Papa Paolo VI -a tal proposito- allertava sui principali pericoli cui potremmo incappare, nei perseguire gli ideali umani. Molte Nazioni si lasciano andare alla violenza “per la disperazione nel non vedere riconosciuto e rispettato il loro diritto alla vita e alla dignità umana. Il pericolo, oggi tremendamente cresciuto, del ricorso ai terribili armamenti sterminatori.
Troppi popoli credono che le “controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione, cioè delle trattative fondate sul diritto, la giustizia, l’equità, ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali. La pace si fonda soggettivamente sopra un nuovo spirito, che deve animare la convivenza dei Popoli”.
Paolo VI parlava di una pedagogia che educhi alla pace e alla collaborazione tra tutte le Nazioni, perché ogni persona ne abbia profitto e progresso, indistintamente. “E’ dunque alla pace vera, alla pace giusta ed equilibrata, nel riconoscimento sincero dei diritti della persona umana e dell’indipendenza delle singole Nazioni che Noi invitiamo gli uomini saggi e forti a dedicare questa “Giornata”. (…) Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita”.
L’uomo va, dunque, educato alla pace, in modo che possa perseguirne i principi, senza scopi personali ed egoistici, ma per il bene di ogni creatura di Dio. Bisogna costruire e difendere la pace, abbattere le intenzioni di prevaricare gli altri e di minacciare e minare la serenità altrui.
Alle sapienti parole di Papa Paolo VI, fanno eco – nel nostro cuore- quelle di Gesù. Lui disse: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. E con questa frase ci auguriamo un anno in cui essere autentici “seminatori di pace”.
Antonella Sanicanti
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