Donald Trump è una figura controversa, da un lato si dimostra filantropo e sospende i finanziamenti per le associazioni abortiste dando una batosta significativa a chi lucra sulla morte di esseri viventi, dall’altro fa tutto l’opposto abolendo divieti di costruzione di oleodotti in zone a rischio inquinamento e causando indirettamente la morte di altre persone, per di più si dimostra razzista e disumano quando mette in atto un idea anacronistica e altamente discriminatoria come quella di un muro divisorio tra gli Stati Uniti e il Messico.
Se ciò non bastasse a far nutrire dubbi sull’integrità del tycoon vi invitiamo a considerare che dopo il primo colloquio con Netanyahu, Israele ha approvato la costruzione di 2.500 alloggi in Cisgiordania, di fatto sfidando la popolazione palestinese e le decisioni dell’Onu che negli scorsi anni aveva bocciato la politica espansionistica di Israele in quella terra.
Dura la reazione del popolo palestinese, già da tempo chiuso in un ghetto e separato dal resto della regione da un muro controllato dai militari israeliani, che ha preso la decisione di Netanyahu come un sopruso: “Una provocazione e una sfida alla comunità internazionale” e ancora “Rappresenta un ostacolo verso la soluzione dei due stati per due popoli”.
Con un alleato forte come gli Usa, il governo di Israele non teme ripercussioni e punta deciso ad espandersi ai danni del popolo vicino, la situazione, già incandescente, rischia di deflagrare in un conflitto ancora più cruento che potrebbe sfociare nell’annientamento di un intera etnia, i governi mondiali cosa fanno per evitare questa situazione? I palestinesi sono abbandonati al loro triste destino?
In terra palestinese c’è chi non si arrende all’evidenza e continua a combattere per i diritti di intere famiglie, una di queste è sicuramente Suor Lessio che dal 2004 (anno in cui sono cominciati i lavori per il muro divisorio) ogni venerdì va a pregare affinché il muro venga abbattuto. Tutto è cominciato quando la suora è venuta a conoscenza della morte di due bambini che a causa dei posti di blocco non sono riusciti ad arrivare in tempo in ospedale. Da quel momento sempre più persone si sono unite alle preghiere, persino pellegrini, fino a toccare un massimo di 200 fedeli per volta.
La situazione è tesa, spesso i militari puntano addosso ai fedeli le armi, ma quando capiscono che si tratta di preghiere chiedono perdono e si uniscono formalmente alla manifestazione religiosa. Suor Lessio spiega che la preghiera è un mezzo di comunione che punta a far ritrovare la pace in terra santa. Anche il Papa, nel 2014, si è fermato a pregare vicino al muro chiedendone pubblicamente l’abbattimento, poi ha detto: “Forse Dio si è fatto uomo dove da sempre ci sono divisioni. La Terra santa ha bisogno di un principe della pace, ieri come oggi”. Basterà l’impegno di questi pochi per far rinsavire il governo Israeliano?