Una violenza che non conosce limiti. Quindicenne perseguitato dai bulli fino alla terribile esecuzione, perché di fede cristiana.
Sharon era cristiano ed aveva, più volte, subito minacce e violenze da parte di chi non accettava il suo credo. Un racconto che fa rabbrividire anche per un altro aspetto: nessuno ha saputo o voluto difendere il giovane dalle aggressioni.
Ne aveva già subiti di attacchi violenti Sharon, a causa della sua fede cristiana e, per questo motivo, aveva espresso più volte il desiderio di cambiare scuola ed ambiente. Ma nessuno lo ha ascoltato. Il ragazzo, 15 anni, abitava in un villaggio sperduto in India e, per andare a scuola, ogni giorno percorreva quasi 100 km. Uno dei suoi ultimi giorni, proprio per andare a scuola, gli è stato fatale.
È stato bloccato e sequestrato da alcuni compagni che lo hanno ripetutamente picchiato con calci e pugni, fino a fargli perdere conoscenza. Trasportato, poi, in ospedale, è morto poche ore dopo.
La locale polizia ha “registrato” la sua morte come una violenza perpetrata, ai danni di un ragazzo, da altri suoi coetanei musulmani, i quali più volte, avevano tentato di far convertire il povero Sharon all’Islam. Ma il giovane ha sempre resistito, fino all’ultimo episodio di violenza dove, però, ha trovato la morte.
Sharon è un vero e proprio martire contemporaneo di Cristo: non ha rinnegato la sua fede né il suo amore per Gesù neanche davanti a coloro che lo percuotevano con violenza. Forse avrà, anche, più volte, cercato aiuto, ma nessuno mai l’ha ascoltato. La sua voglia di cambiare scuola non era un desiderio di scappare, ma solo di esser lasciato in pace. E questo, nessuno l’ha capito.
“La violenza inizia tra i banchi di scuola perché i libri di testo usati fin dalle scuole primarie e instillano negli allievi odio e intolleranza verso i non musulmani” – spiega, all’agenzia Fides, Anjum James Paul, professore cristiano pachistano e presidente della Pakistan Minorities Teachers’ Association” – “Da un lato i libri di testo adottati nelle scuole pubbliche promuovono l’islam, i musulmani, la cultura e la civiltà islamica; dall’altro non esitano a promuovere disprezzo e odio contro le religioni non islamiche, i non musulmani, le culture e le civiltà non islamiche. Questo ha evidenti conseguenze dannose sulle menti dei bambini e dei ragazzi, incita alla violenza e nuoce alla pacifica convivenza”.
Se solo qualcuno avesse ascoltato il suo grido, oggi Sharon sarebbe ancora qui. Preghiamo per lui, perché la sua anima possa esser accolta ed abbracciata da Cristo in Paradiso.
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ROSALIA GIGLIANO
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