Neppure il peggiore degli atti, inflitto brutalmente e vigliaccamente alla giovane donna, ha messo in discussione la vita che cresceva dentro di lei.
Anche negli ordinamenti più restrittivi e conservatori, l’aborto è ammesso in qualsiasi momento della gravidanza, in alcuni casi eccezionali: uno di questi è lo stupro.
Una comunità si mobilita per lei
C’è però chi ha tanto a cuore la vita, da rispondere il male con un bene più grande. È capitato in Venezuela, dove lo scorso 12 ottobre, una ventunenne disabile fisica e mentale ha dato alla luce un bambino concepito proprio durante una violenza carnale.
La famiglia di María Alejandra Yánez, poverissima, è emigrata dalle campagne della regione di Guarané verso Caracas, in cerca di lavoro. La ragazza è stata affidata a dei conoscenti e ha ricevuto l’aiuto di Gotas de Esperanza Venezuela, una organizzazione non governativa, che si occupa di donne e bambini in difficoltà.
Poche ore prima della nascita del piccolo Miguel de Jesus, la ONG ha diffuso sui suoi social questo messaggio: “María Alejandra è stata abusata ed è rimasta incinta. Oggi abbiamo bisogno di aiuto per mettere al mondo il bambino. La sua famiglia ha poche risorse, e siamo qui per aiutarla in ciò che serve”.
In seguito, la richiesta è andata nel dettaglio: “Abbiamo bisogno di comprare materiale medico, pannolini, latte in polvere (la madre non potrà allattare). Dobbiamo anche comprare un letto e un materasso per María Alejandra, che dorme in condizioni precarie”.
Abortire? Mai, nemmeno in situazioni estreme
Mai per un momento, la famiglia di María Alejandra ha pensato all’aborto, nonostante la giovane non sia in grado né di camminare, né di parlare. Per loro, la vita è così preziosa che non può chinare la testa nemmeno davanti a un atto di violenza così vile e turpe.
“Vi chiediamo solo di aiutare questo bambino a venire al mondo sano. Abitano a due ore e mezza da Guanare, ci occuperemo del trasferimento e dell’alloggio a Guanare il giorno del cesareo”, ha riferito ancora la ONG.
Poi, finalmente, il bambino è venuto alla luce: “Ciao, mondo. Benvenuto al mondo, Miguel de Jesús. Ti daremo molto amore”, ha scritto Gotas de Esperanza Venezuela sulle sue pagine.
La risposta dei venezuelani non è tardata ad arrivare. Le donazioni ricevute mantengono accesa la speranza di María Alejandra, del piccolo Miguel de Jesús e della loro famiglia. La loro vita, di certo, non sarà come tutte le altre, soprattutto, non sarà mai facile. Ma potrà essere certamente una vita dignitosa, sempre e comunque degna di rispetto.
Qualunque bambino che viene al mondo a seguito di uno stupro vede la sua vita iniziare subito in salita. Se poi sua madre è una disabile grave, quella salita rischia di diventare un muro. Soltanto la presenza compassionevole (e non pietistica) di una comunità può aiutare queste vite fragili ad andare avanti.
La cosa più importante è ricordarci che ognuno di noi, a modo suo, è fragile e bisognoso di aiuto. Solo così, sarà possibile scalfire i muri di indifferenza che rendono la vita difficile agli altri e, soprattutto, a noi stessi.