Una storia bella, come altrettanto bello è il volto di questa ragazza e il suo sorriso. La sua morte ad appena 17 anni.
Anna ha deciso di offrire la sua sofferenza a Dio per una causa ben precisa e, per questo, ha tenuto il crocifisso fra le mani sempre e lo ha amato con forza.
Una scelta molto particolare la sua ed una sofferenza che Dio ha accolto pienamente, soprattutto perché donata in riparazione di un’altra di sofferenza.
Anna, una vita nella sofferenza
Lei si chiamava Anna Zelíková ed il suo sguardo ed il suo sorriso dicevano già tutto. Somiglia tanto a Santa Teresa del Bambin Gesù poiché, tutte e due, sin dalla più tenera età, hanno conosciuto il vero valore della vita spirituale, hanno confidato sempre in Dio, tanto da donarsi a Lui completamente.
La storia di Anna colpisce molto i cuori di chi la legge, una giovanissima fanciulla, morta all’età di soli 17 anni, ma che ha deciso di donare la sua sofferenza per una causa ben precisa: per i bambini morti in seguito all’aborto.
“La vera bellezza si nasconde nella fedeltà nelle piccole cose” – scriveva Anna nel suo diario. E tutto ciò che di lei si conosce lo si deve proprio a questi suoi scritti, ricchi di memoria, ma anche di fede e di esercizi spirituali. Anna era nata nel 1924 in quella che, oggi, è la Repubblica Ceca in una famiglia molto credente che, sin da piccola, le ha trasmesso l’amore per il Signore.
Ogni giorno partecipava alla Messa ed aveva già deciso, da bambina, che la sua di vita sarebbe stata donata totalmente a Dio. La sua ispirazione l’ha cercata proprio nell’autobiografia di Santa Teresa di Lisieux, tanto che, a soli 13 anni, decide di diventare monaca carmelitana.
Dona il suo dolore a Dio per i bambini non nati
Ma le mancava ancora qualcosa, che poi sarebbe diventato il perno di tutta la sua esistenza. Anna si è resa conto che molti erano i bambini non nati e ai quali era stato impedito di nascere, a causa dell’aborto in Cecoslovacchia. Una sofferenza immane e per la quale, lei stessa aveva deciso di offrire tutto a Dio come espiazione per i peccati dell’aborto.
Il 15 aprile 1938, Venerdì Santo, decide di offrire il suo sacrificio davanti al Santissimo Sacramento. Ma, purtroppo, si è ammalata di tubercolosi. Nonostante tutto continuerà ad offrire la sua sofferenza a Dio nei pochi anni che le restano. La sua salute, però, diventa sempre più precaria ma riceve, comunque, il permesso dalle autorità ecclesiastiche di poter diventare una suora carmelitana.
Pronuncia i suoi voti, infatti, nel 1941. “Ho sempre voluto realizzare atti d’amore grandi ed eroici, ma quando ho visto che non ci riuscivo mi sono rattristata. Ora trovo un grande eroismo nelle piccole cose, di modo che non provo più la minima pena al pensiero di poter fare qualcosa o meno” – scriverà nel suo diario.
Il suo bellissimo sorriso
Voleva donare a tutti la gioia del sorriso: “Voglio sorridere fino al mio ultimo respiro. Tutto quello che posso dare a Dio ora è un battito e un sorriso. Non mi restano che amore e fiducia”. Un sorriso che non abbandonerà mai il suo volto, nemmeno poche ore prima della morte, abbracciando e baciando il suo crocifisso.
Quando morì, le sue consorelle deposero il suo corpo, vestito di bianco, nella bara, le ornarono la testa con una corona di alloro e le posero fra le mani il Santo Rosario, da lei tanto amato nel corso della sua breve vita terrena.
Una ragazza che è stata capace di donare un amore immenso a Dio anche nella sua breve vita. Un amore ed una sofferenza offerta in riparazione di tante vite che non hanno mai potuto vedere la luce.