Un racconto da brividi che ha commosso l’intero continente; al suo grido di aiuto, Dio ha risposto in modo davvero inaspettato.
La cultura della vita si sta colorando di tante sfumature particolari. Una testimonianza che ha fatto il giro di tutta l’America in queste settimane. Il californiano Kevin Hines tentò di togliersi la vita il 24 settembre 2000.
Giunto al Golden Gate Bridge di San Francisco, Kevin, che allora aveva 19 anni, si lanciò nel vuoto da 74 metri. “È stato il peggiore atto che potevo compiere – ha confidato Hines in una video-testimonianza –. Pensavo di dover morire ma mi sbagliavo”.
La salvezza in un leone marino
Cadendo in mare, il ragazzo si ruppe una caviglia e alcune vertebre. Mentre sprofondava, continuava a ripetere nella sua mente: “Dio salvami, ho commesso un errore”. Poi Kevin intravide un enorme animale marino nuotare rapidamente verso di lui. Convinto fosse uno squalo, pensò che la morte ormai fosse a un passo.
Invece, avvenne l’inaspettato. Dio aveva ascoltato misericordiosamente la preghiera di Kevin e per salvarlo gli aveva mandato un leone marino. Il pinnipede nuotava nella sua direzione e l’aspirante suicida, con le poche forze che gli rimanevano, gli si era aggrappato, venendo riportato a galla assieme all’animale. Una scena incredibile osservata dalla balaustra del ponte da decine di passanti sbalorditi, mentre la guardia costiera accorreva per trarre finalmente in salvo Kevin.
Ricoverato per un mese al Saint Francis Memorial Hospital di San Francisco, il giovane si è trovato ad affrontare una lunga riabilitazione. All’assistenza medica, si è dovuta aggiungere quella psicologica. Kevin Hines ha raccontato di come, nel mesto tragitto verso il Golden Gate, fosse rimasto raggelato dall’indifferenza della gente.
In quel momento, iniziava ad accorgersi che, in fondo, non voleva morire davvero. “Cosa stai facendo Kevin? Scendi da quest’autobus!”, pensava tra sé e sé. Lui piangeva e nessuno che gli domandasse: “Che problema c’è?”. Nessuno si voltava, qualcuno addirittura ridacchiava. E il proposito suicida riemergeva in tutta la sua lugubre potenza. Una volta giunto sul ponte, una turista gli aveva chiesto una foto, incurante del suo stato di prostrazione.
Negli anni successivi, Kevin è stato nuovamente vittima della depressione e assalito da tentazioni suicide. Ha però imparato ad affrontare i suoi fantasmi e, tutte le volte che si è sentito sprofondare nella tristezza o nell’angoscia, ha avuto il coraggio di chiedere aiuto. “Qualunque ostacolo affronterò, lo supererò”, ha detto.
La miglior terapia: affrontare i propri fantasmi
Fu fortemente “terapeutico” per Kevin recarsi sul luogo del tentato suicidio. Era stato il padre a convincerlo e ad accompagnarlo. Doveva guardare in faccia il “mostro” germinato nella sua mente, ripercorrere il suo cammino di morte ed esorcizzarlo. Giunto di nuovo sul Golden Gate, Kevin recitò il Padre nostro. Poi gettò un fiore nel punto esatto del suo gesto disperato e poco dopo – incredibile “coincidenza” – un leone marino fece ancora la sua apparizione.
Oggi Kevin è felicemente sposato e, assieme alla moglie Margaret, alla sua famiglia e ai suoi amici, ha dato vita a un’informale rete di aiuto per ragazzi che stanno vivendo il suo stesso dramma. Ha quindi raccontato la sua vicenda a Goalcast, piattaforma americana che riporta storie di eroismo quotidiano e di persone che ce l’hanno fatta.
“La tua vita, il tuo dolore conta”
“Ci sono più adolescenti che muoiono per suicidio che non per patologie cardiache, polmonite, influenza, cancro e malattie polmonari varie messe insieme – dice Kevin nell’intervista -. E questo è incredibile”. Dalla sua pubblicazione, nel novembre scorso, il video su Kevin Hines ha totalizzato più di 322.200 “mi piace” su Facebook e oltre 316mila visualizzazioni su YouTube.
Questo il messaggio di Kevin a tutti coloro che vogliono morire: “La tua vita conta. Il tuo dolore conta. Questo è solo l’inizio. Fermati, respira. Prenditi un momento. Se dai al mondo il tempo di cambiare le cose, potrai guadagnarti il più bel futuro che avessi mai desiderato o immaginato”
Luca Marcolivio