E’ sacerdote grazie ad un frate conosciuto anni fa, la sua storia è stata costellata di combattimenti spirituali che comunque non lo hanno fatto cedere e demordere dalla scelta di consacrazione sacerdotale.
Questa è la storia di don Andrea Strano originario di Ostia, oggi sacerdote della diocesi di Tivoli e Palestrina.
Una vita dedita al servizio verso il prossimo, un richiamo alla vita consacrata combattuto e ostacolato da molte paure. In quest’intervista esclusiva don Andrea ci racconta come ha abbracciato la vocazione sacerdotale grazie anche all’incontro con un frate che gli ha cambiato la vita, facendo della stessa vocazione, la sua unica ragione di vita.
La chiamata al sacerdozio
Sei molto giovane, come ti sei accorto della chiamata al sacerdozio?
E’ una storia vocazionale un pochino travagliata, mi sono accorto della vocazione sacerdotale all’incirca quando avevo 25 anni. Avevo già una vita di fede, andavo a messa tutti i giorni e pregavo il rosario tutti i giorni, questo a seguito di alcuni pellegrinaggi a Medjugorje.
Andai a un corso sull’amore dei frati di Assisi, lo tenevano a Campo di Marte, era un corso frequentato da coppie e da ragazzi single. Non era un corso prematrimoniale ma era un corso che ti aiutava a capire come vivere bene il fidanzamento, quali errori non fare e come magari conoscere una ragazza.
Durante quel corso, verso la fine succede qualcosa di strano: ho come una crisi di pianto, come se il Signore in qualche modo mi stesse parlando e mi stesse dicendo che non è quella della vita matrimoniale la mia strada. Mi ero molto spaventato perché pur andando a messa e pregando il rosario tutti i giorni, avevo tanti idoli ancora da scardinare.
All’inizio non volevo saperne
Ho passato dei giorni in cui stavo male, ero un po’ confuso, c’erano tante cose che non volevo togliere dalla mia vita e che mi tenevo belle strette. Pensavo alle cose che non potevo fare se fossi diventato sacerdote.
Quindi metto tutto sotto chiave per anni, continuando la mia vita e il mio lavoro; facevo l’educatore in una cooperativa sociale, seguivo minori con disagio famigliare. Solo dopo sette, otto anni ho ripreso di nuovo in mano la situazione.
Chi sono stati i tuoi punti di riferimento nella fede?
Ho incontrato padre Cristoforo Amanzi, un frate che mi ha fatto apprezzare la grandezza della vita sacerdotale. Padre Cristoforo è morto il 2 dicembre 2021, mi ha seguito spiritualmente fino alla fine e tra i vari sacerdoti conosciuti, lui è stato quello che mi ha più nutrito. Era un uomo carismatico e magnetico, un impatto da frate francescano vero e proprio. L’ho conosciuto nel 1999 perché fece un pellegrinaggio con i miei genitori e piano piano mi disse “Se hai bisogno di qualche cosa sappi che io ci sono”.
E’ stato lui che mi ha guidato al sacerdozio.
Tu stai molto a contatto con i giovani, cosa noti in loro? C’è qualcuno che ha una chiamata ma non la riconosce?
Alcuni hanno una chiamata embrionale, altri hanno un affetto verso la santa Messa e uno spirito di servizio. Alcuni nonostante la chiamata embrionale, sono influenzati dal contesto sociale che è un contesto che ha tante forze che remano contro la vocazione sacerdotale.
Come si svolge la tua vita da vice parroco?
Affianco don Enea Accorsi che è il mio parroco ed un altro vice parroco che si chiama don Honorè Baundu. La pietra fondamentale del giorno è la santa messa che concelebro insieme a loro, mi occupo dei ragazzi, affianco le catechiste, facendo il giro delle classi e mi fermo anche con loro. Seguo un gruppo di pastorale giovanile, l’azione cattolica, affianco gli scout e seguo un gruppo di ragazzi con delle catechesi.
Il messaggio per i giovani
Cosa vuoi dire ai giovani che da poco hanno iniziato un cammino di fede?
Intanto dico di ringraziare il Signore perché il dono della fede è una grazia, dico anche di non spaventarsi e di continuare a ringraziare il Signore, dico anche di non vergognarsi di testimoniare la propria fede.
E’ normale che la vocazione spaventi a causa del mondo che tende a demonizzarla, quindi bisogna stare sereni e tenere duro perché a volte quando facciamo un’esperienza profonda di fede, per esempio n pellegrinaggio, si ritorna nel proprio ambiente e si accantona tutto. Il Signore vi ama immensamente e vi ha chiamato. Parlate con un sacerdote che vi ispiri e lasciatevi guidare.