La santità non è qualcosa legata all’età, come erroneamente molti pensano, ma è uno stile di vita che si contraddistingue per virtù e vale anche per i giovanissimi, anzi sempre di più sono i testimoni autentici di esistenze vissute e donate con amore.
Ci sono degli esempi di ragazzi e di giovani che, come diceva San Giovanni Paolo II, hanno fatto della loro vita un vero capolavoro sin dalla loro più tenera età. Scopriamo insieme chi sono e non occorre andare lontano per conoscerli, il nostro Paese è ricco di meravigliosi esempi.
Non serve andare lontano per conoscerli da vicino: sembra in realtà uno scioglilingua ma, in fondo, è più che altro una constatazione della realtà. Sì, perché se pensiamo a cosa sia la santità, non dobbiamo per forza di cose rivolgere il nostro sguardo ai Santi canonici che sono “diventati tali” dopo la loro morte in età adulta e dopo aver superato prove, estremamente ardue della loro vita.
Si è santi anche dalla più tenera età e, come ha anche descritto anche Papa Francesco, “il cuore della Chiesa è pieno anche di giovani santi, che hanno dato la loro vita per Cristo, molti di loro fino al martirio”. A questo punto, ci viene spontaneo pensare: ma chi sono questi santi giovani? Cosa sappiamo di loro? Cos’hanno vissuto nella loro seppure breve esistenza tanto da essere annoverati nel numero e della schiera dei santi del cielo?
Giovani e santi: quanti ne conosci?
Iniziamo con, forse, quello che al momento è fra i più conosciuti: il Beato Carlo Acutis, il Santo millennial, come viene ricordato. Non solo tecnologia nella sua vita ma, sin da piccolo grande amore verso Dio e quella voglia di donarsi a lui anche facendo cose da ragazzo e con i ragazzi. Il suo sogno, portato a termine, è stato quello di creare un sito web ricco e pieno di tutti i miracoli eucaristici presenti e accaduti nel mondo (una delle sue frasi più iconiche è stata: “L’Eucarestia è la mia autostrada per il Cielo“).
Una famiglia agiata la sua e, all’inizio, non particolarmente incline alla fede. Ma Carlo aveva una spiritualità profonda e il suo legame con il sacro lo si vede fin dall’infanzia. Dopo la prima comunione, inizia il suo percorso, andando ogni giorno alla Messa. È un ragazzino allegro, empatico. Carlo sa ascoltare proprio tutti. Lo studio, la sua passione per l’informatica…e la fede che trova sempre più spazio nel suo cuore e nella sua vita.
Poi la malattia, a soli 15 anni: una leucemia fulminante. Il suo offrire le sue sofferenze a Gesù e la morte improvvisa dopo solo tre giorni di ricovero in ospedale. E’ lui il santo del nuovo millennio.
Qualche decennio più indietro nel tempo, nel pieno degli anni ’70, incontriamo la beata Sandra Sabattini. E’ stata definita “la fidanzata santa che andava controcorrente” Il suo ingresso nella comunità “Papa Giovanni XXIII” e il suo incontro con don Oreste Benzi, le fanno capire qual è la vera strada della sua vita.
Una ragazza come tutte le altre, fidanzata, iscritta all’università e con un sogno nel cassetto da condividere proprio con il suo ragazzo: andare, come medico, in missione in Africa per aiutare i più deboli. Una giovane profondamente cattolica e il suo vivere, con la sua famiglia, presso la canonica dello zio materno, ha contribuito molto alla sua formazione religiosa.
Quella vocazione alla missione che lei stessa ha sentito proprio con l’iscrizione all’Università e, anche, consigliandosi con don Oreste Benzi. Una santità fermata a causa di un incidente stradale, ma che Dio ha riconosciuto nell’alto dei cieli.
Nel pieno degli anni ’80 un’altra giovane vita si affaccia al lume della santità: è la Beata Chiara Luce Badano. Il movimento dei Focolari sarà il pilastro della sua vita. Una vita costellata, però, dalla malattia alle ossa che, nonostante le dolorose terapie, non fanno perdere la speranza quanto la fede alla giovane Chiara. La sua forza nell’affidarsi a Dio è stata motivo di consolazione per la stessa ragazza.
Chiara nasce dopo 11 anni, segno di una vera e propria grazia che la mamma ed il papà, da tempo, chiedevano alla Vergine Maria. La sua spiritualità è vissuta in modo profondo sin da piccola e, da grande, sogna di fare il medico per aiutare tutti i bambini che sono in difficoltà. Ma qualcosa non le permetterà di realizzare i suoi sogni. Mentre sta giocando a tennis, accusa un forte dolore alla spalla: è solo l’inizio del suo calvario, di quell’osteosarcoma che la divorerà a poco a poco.
Divorerà il suo corpo, ma non la sua anima. “Se dovessi scegliere tra camminare o andare in paradiso, sceglierei quest’ultima possibilità” – diceva. E se non è questo un esempio di santità da giovane!
In ultimo, ma non meno importante, il Beato Pier Giorgio Frassati. Siamo agli inizi del 1900 e lui è un giovane che, a soli 17 anni, si dedica con amore e pazienza alla cura dei bisognosi e dei malati. Sarà proprio per il suo stare a contatto con gli ammalati che verrà anche lui contagiato dal virus della poliomielite. La sua è un’attenzione costante ai problemi sociali del suo tempo.
La breve parabola della sua esistenza – durata appena ventiquattro anni – si caratterizza per una costante attenzione al prossimo, in particolare ai più poveri e bisognosi. Un’attenzione agli ultimi la sua che si radica in un rapporto costante con Dio. Quello che colpisce di Pier Giorgio Frassati è infatti il prodigioso equilibrio fisico, intellettuale, morale e religioso.
Il sociale in Pier Giorgio Frassati non è disgiunto dallo spirituale. Di lui colpiscono anche lo spirito allegro (che troverà espressione nella fondazione con gli amici della Compagnia o Società dei Tipi Loschi) e la radicalità della sua fede.
Tutto trova alimento nell‘Eucarestia quotidiana, nel suo amore per la Vergine Maria. Come dimenticare poi la passione per la montagna? Il suo amore per l’alpinismo lo portava a scalare vette sempre più alte, quasi come a voler toccare il cielo ed il paradiso con un dito.
Iscritto alla facoltà di Ingegneria del prestigioso Politecnico di Torino, presso il quale voleva specializzarsi in mineraria per lavorare accanto alla classe più disagiata del suo tempo, quella dei minatori, a 21 anni Pier Giorgio entra nel terz’ordine domenicano, ma non riuscirà a portare avanti i suoi progetti di vita. Quella malattia che lui alleviava anche solo ascoltando gli ammalati, lo porterà via con sé.