Giovanni Paolo II rischiò di non nascere a causa della precaria salute di sua madre Emilia, che però si oppose al medico che le consigliò di abortire.
Lo rivela Milena Kindziuk, autrice del libro pubblicato dalla casa editrice polacca Znak, intitolato “La madre del Papa, Una storia commovente su Emilia Wojtyłowa”.
Un testo che ci regala un ritratto inedito della mamma dell’amato Pontefice. E se oggi festeggiamo i cento anni della sua nascita, lo dobbiamo a questa grande donna che non si lasciò intimorire dalla diagnosi nefasta del suo medico. Ma combatté con coraggio per darlo alla luce, nonostante la sua fragile salute. Un esempio per tutte le donne a non lasciarsi ingannare dall’aborto ma a lottare in difesa della vita, sempre!
Giovanni Paolo II: la storia di sua mamma Emilia
Si innamorò e sposò che non aveva ancora vent’anni con il sottufficiale nell’esercito asburgico (poi tenente in quello polacco) Karol Wojtyla, conosciuto nella chiesa cattolica di Cracovia. Un uomo definito dai rapporti dell’esercito austriaco “onesto, leale, serio, educato, modesto, retto, responsabile, generoso e instancabile”. Secondo la giornalista Milena Kindziuk, quando il ginecologo di Wadowice, il dottor Jan Moskala, nel 1919 seppe della sua terza gravidanza, fu assai preoccupato per la vita della madre di Wojtyla. Emilia soffriva di insufficienza renale e di una malattia cardiaca congenita.
Nel 1906 ebbe il primo figlio Edmund. E già fin da quel primo parto la sua salute venne compromessa. I medici le dissero che si doveva accontentare di quel bambino perché successive maternità avrebbero potuto avere conseguenze molto deleterie sul suo fisico. Nel 1916 Emilia rimase di nuovo incinta di una bambina, Olga, che morì poco dopo il parto. Il ginecologo le consigliò severamente di salvare la propria vita invece di quella del bambino concepito.
“Deve abortire” avrebbe detto il medico alla madre di Karol Wojtyla, secondo la scrittrice Kindziuk. Il medico preoccupato per la sua fragile salute, le raccomandò di pensare a lei e al suo figlio maggiore invece che al bambino concepito. Consapevoli dei rischi, i genitori di Giovanni Paolo II, nonostante la gravidanza stesse mettendo a rischio la vita della madre e i medici le consigliassero di abortire, decisero diversamente.
Una donna dal sorriso dolce e sereno nonostante il dolore
Il padre rimase accanto alla moglie per tutta la difficile gestazione che il 18 maggio 1920 portò alla luce nella loro casa di Wadowice, Karol Jòzef, ribattezzato affettuosamente “Lolek”. Un bimbo robusto e in ottima salute che sarebbe diventato il primo papa non italiano e primo pontefice polacco della storia.
L’autrice del libro dedicato alla mamma Emilia racconta – attraverso la testimonianza di una vicina di casa, Maria Janina Kaczorowa – che fu una donna molto malata ma sopportò il dolore con fede. Non parlava mai dei suoi disturbi e riusciva sempre a tenere un sorriso dolce e sereno sulle labbra, anche nei momenti di maggior sofferenza. Ricorda di quando la portarono in ospedale. Aveva le gambe che non la reggevano più e la schiena dolorante. E morì subito. Era il 13 aprile 1929.
Il ricordo della madre Emilia
Renzo Allegri, autore di numerosissimi libri sulla storia del Papa, raccontava che quella mattina, il piccolo Karol si alzò presto come al solito per andare a scuola. La mamma lo abbracciò e lo baciò e quella fu l’ultima volta che la vide. Poche ore dopo, qualcuno venne a prenderlo a scuola. Uscì per tornare a casa camminando in silenzio accanto a una vicina che gli aveva dato la notizia. Giovanni Paolo II, nel suo libro Dono e mistero:”Non avevo ancora fatto la Prima Comunione quando perdetti la mamma: avevo appena nove anni. Non ho però chiara consapevolezza del contributo, sicuramente grande, che ella dette alla mia educazione religiosa”.
La dolce preghiera di Giovanni Paolo II per la madre
Nel 1939, Giovanni Paolo II, scrisse in versi una dolce preghiera per lei: “Sulla tua tomba bianca/Fioriscono bianchi fiori della vita./Oh, quanti anni sono stati senza di te,/Quanti anni fa?/Sulla tua tomba bianca/Da tanti anni già chiusa/.
Come se in alto qualcosa si innalzasse,/Come la morte incomprensibile./Sulla tua tomba bianca,/O madre, mio spento amore,/Con tanto affetto filiale/Faccio preghiera:/Dio, donale eterno riposo”.
Simona Amabene