La questione migranti e l’influenza dell’Islam sui flussi migratori è argomento del momento in tutta Europa, sia perché negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio esodo verso il nostro continente da parte delle popolazioni a maggioranza islamica, sia perché tra queste persone c’è chi sostiene la scellerata causa dell’Isis. A tal proposito fa riflettere il messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato, in questo si parla di accoglienza e rispetto, come normale che sia, questo però non deve prescindere dalla preservazione e dal rispetto delle nostre tradizioni.
In un articolo scritto su ‘Il Foglio’, il redattore fa presente che i documenti ecclesiali non sono mai un pezzo unico, bensì sono un continuum con quelli precedenti e che dunque non sarebbe male dare un ‘occhiata all’esortazione apostolica post sinodo ‘Ecclesia’ di Giovanni Paolo II che risale al 2003. In questo il quadro sulle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare la Chiesa è di una lucidità disarmante, poiché anticipa quanto stiamo vivendo oggi: “Si tratta pure di lasciarsi stimolare a una migliore conoscenza delle altre religioni, per poter instaurare un fraterno colloquio con le persone che aderiscono ad esse e vivono nell’Europa di oggi. In particolare, è importante un corretto rapporto con l’islam. Esso, come è più volte emerso in questi anni nella coscienza dei vescovi europei, ‘deve essere condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti, e con fiducia nel progetto di salvezza di Dio nei confronti di tutti i suoi figli’. E’ necessario, tra l’altro, avere coscienza del notevole divario tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e il pensiero musulmano. A questo riguardo, è necessario preparare adeguatamente i cristiani che vivono a quotidiano contatto con i musulmani a conoscere in modo obiettivo l’islam e a sapersi confrontare con esso; tale preparazione deve riguardare, in particolare, i seminaristi, i presbiteri e tutti gli operatori pastorali”.
Giovanni Paolo II invitava dunque i fedeli a fare conoscenza con l’Islam e con i musulmani affinché fosse possibile creare un dialogo, elemento necessario per creare le basi per un reciproco rispetto, ma il pontefice invitava anche alla prudenza poiché il divario tra occidente e oriente è molto ampio ed il colloquio non è sempre semplice. L’elemento su cui si sofferma di più Woytjla, però, è la reciprocità: “E’ peraltro comprensibile che la chiesa, mentre chiede che le istituzioni europee abbiano a promuovere la libertà religiosa in Europa, abbia pure a ribadire che la reciprocità nel garantire la libertà religiosa sia osservata anche in paesi di diversa tradizione religiosa, nei quali i cristiani sono minoranza. Si comprende la sorpresa e il sentimento di frustrazione dei cristiani che accolgono, per esempio in Europa, dei credenti di altre religioni dando loro la possibilità di esercitare il loro culto, e che si vedono interdire l’esercizio del culto cristiano”.
Infine il Santo Padre si soffermava sui flussi migratori, l’accoglienza è un elemento base del cristianesimo, ma affinché sia efficace è necessario che ci siano le giuste condizioni. Il papa era convinto che ad assicurare tali condizioni dovesse essere il governo dello stato con tutti gli strumenti necessari: “E’ responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”.
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