Al giorno d’oggi molte delle Sante Messe officiate sembrano aver perso ciò che le connotava all’origine, quella connessione sacra tra l’Eucaristia e il sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo. In questo senso, per ricordare ai parroci la vera natura di questa funzione è utile citare le parole che il 23 maggio del 1987 Papa Giovanni Paolo II pronunciò a San Giovanni Rotondo: “Un aspetto essenziale del sacro ministero, e ravvisabile nella vita di padre Pio, è l’offerta che il sacerdote fa di se stesso, in Cristo e con Cristo, come vittima di espiazione e di riparazione per i peccati degli uomini. Il sacerdote deve avere sempre davanti agli occhi la definizione classica della propria missione, contenuta nella Lettera agli Ebrei: ‘Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati’”.
La massima espressione di questo sacrificio, di questo darsi in dono dovrebbe essere espressa durante la celebrazione Eucaristica. L’esempio di Padre Pio non viene fatto solamente perché il Papa si trova a San Giovanni Rotondo, chi ha avuto modo di conoscere il Santo di Petralcina è consapevole di come vivesse la Messa che chiamava “Un mistero tremendo” e nella quale riviveva l’atto d’amore di Gesù nei nostri confronti o come diceva San Pio: “C’è nella Messa tutto il Calvario”. E’ questo il motivo per cui l’allora pontefice richiamava i sacerdoti a seguire l’esempio di Padre Pio dicendo infine: “La Messa fu per lui la ‘fonte ed il culmine’, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera”.