Come Papa Giovanni Paolo II ha trasformato la nostra storia di fede? Ne troviamo traccia nei tanti scritti che ci ha lasciato.
Il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, ha parlato al cuore di tutti: dei bambini, come degli anziani; della gente comune, come dei potenti della Terra, fino a raggiungere i posti più remoti e dimenticati del pianeta. Le sue parole, ancora oggi e speriamo per i secoli a venire, fanno eco, rimbalzando tra i popoli di ogni razza, per illuminare i pensieri ancora bui della nostra storia umana.
Nell’omelia di domenica 10 Dicembre 2000, parlò a coloro che “spiegano” la fede. Era l’anno del Giubileo e quella volta le sue parole furono rivolte ai catechisti e ai docenti di religione. A loro spiegò l’importanza della figura di Giovanni Battista che aveva preparato la via alla predicazione del Messia, perché si attendesse la venuta del Signore.
Giovanni Paolo II: Giubileo dei catechisti e dei docenti di religione
“A questo proposito, vorrei qui ricordare l’importante Esortazione Apostolica Quinque iam anni, che il Servo di Dio Papa Paolo VI indirizzò all’Episcopato cattolico cinque anni dopo il Concilio Vaticano II, vale a dire trent’anni fa, esattamente l’8 dicembre del 1970.
Egli denunciava la pericolosa tendenza a ricostruire, su basi psicologiche e sociologiche, un cristianesimo avulso dalla tradizione ininterrotta che si ricollega alla fede degli Apostoli (cfr Insegnamenti di Paolo VI, VIII [1970], 1420). Anche a voi, carissimi, spetta collaborare con i Vescovi affinché il necessario sforzo per far comprendere il messaggio agli uomini e alle donne del nostro tempo non tradisca mai la verità e la continuità della dottrina della fede (cfr ivi, 1422)”.
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Antonella Sanicanti
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