Come Papa Giovanni Paolo II ha trasformato la nostra storia di fede? Ne troviamo traccia nei tanti scritti che ci ha lasciato.
Il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, ha parlato al cuore di tutti: dei bambini, come degli anziani; della gente comune, come dei potenti della Terra, fino a raggiungere i posti più remoti e dimenticati del pianeta. Le sue parole, ancora oggi e speriamo per i secoli a venire, fanno eco, rimbalzando tra i popoli di ogni razza, per illuminare i pensieri ancora bui della nostra storia umana.
Nell’omelia di domenica 10 Dicembre 2000, parlò a coloro che “spiegano” la fede. Era l’anno del Giubileo e quella volta le sue parole furono rivolte ai catechisti e ai docenti di religione. A loro spiegò l’importanza della figura di Giovanni Battista che aveva preparato la via alla predicazione del Messia, perché si attendesse la venuta del Signore.
Giovanni Paolo II: Giubileo dei catechisti e dei docenti di religione
“I “sentieri da raddrizzare” richiamano, inoltre, la condizione di taluni credenti che, dal patrimonio integrale ed immutabile della fede, ritagliano elementi soggettivamente scelti, magari alla luce della mentalità dominante, e si allontanano dalla strada diritta della spiritualità evangelica per far riferimento a vaghi valori ispirati ad un moralismo convenzionale e irenistico.
In realtà, pur vivendo in una società multietnica e multireligiosa, il cristiano non può non avvertire l’urgenza del mandato missionario che induceva san Paolo ad esclamare: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9,16). In ogni circostanza, in ogni ambiente, favorevole o meno, va proposto con coraggio il Vangelo di Cristo, annuncio di felicità per ogni persona di qualunque età, categoria, cultura e nazione”.
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Antonella Sanicanti
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