Come Papa Giovanni Paolo II ha trasformato la nostra storia di fede? Ne troviamo traccia nei tanti scritti che ci ha lasciato.
Il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, ha parlato al cuore di tutti: dei bambini, come degli anziani; della gente comune, come dei potenti della Terra, fino a raggiungere i posti più remoti e dimenticati del pianeta. Le sue parole, ancora oggi e speriamo per i secoli a venire, fanno eco, rimbalzando tra i popoli di ogni razza, per illuminare i pensieri ancora bui della nostra storia umana.
Nell’omelia di domenica 10 Dicembre 2000, parlò a coloro che “spiegano” la fede. Era l’anno del Giubileo e quella volta le sue parole furono rivolte ai catechisti e ai docenti di religione. A loro spiegò l’importanza della figura di Giovanni Battista che aveva preparato la via alla predicazione del Messia, perché si attendesse la venuta del Signore.
“Il catechista deve essere voce che rimanda alla Parola, amico che conduce allo Sposo. E tuttavia, come Giovanni, anch’egli è in un certo senso indispensabile, perché l’esperienza della fede ha sempre bisogno di un mediatore, che sia al tempo stesso testimone. Chi di noi non ringrazia il Signore per un valido catechista – sacerdote, religioso, religiosa, laico – al quale si sente debitore della prima esposizione organica e coinvolgente del mistero cristiano?
La vostra opera, cari catechisti ed insegnanti di religione, è quanto mai necessaria e richiede da parte vostra costante fedeltà a Cristo ed alla Chiesa. Tutti i fedeli, infatti, hanno diritto di ricevere da coloro che, per ufficio o per mandato, sono responsabili della catechesi e della predicazione, risposte non soggettive, ma rispondenti al Magistero costante della Chiesa, alla fede da sempre insegnata autorevolmente da quanti sono costituiti Maestri e vissuta in modo esemplare dai Santi”.
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Antonella Sanicanti
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