Il Papa buono che ha convocato il Concilio Vaticano II, che ha segnato un passo in avanti per tutta la Chiesa. Il 3 giugno del 1963 torna alla casa del Padre.
Un Pontificato breve ma intenso che ha saputo dare alla Chiesa quel rinnovamento necessario, in particolare dopo la guerra. Un aneddoto particolare, però, ci ricorda anche la semplicità e la purezza di Papa Roncalli.
Il Papa della carezza: così lo hanno definito in molti. E, in effetti, Giovanni XXIII era così come lo si vedeva, con il suo aspetto buono e semplice, che faceva trasparire tranquillità e pace, ciò di cui la Chiesa ed il mondo intero avevano bisogno in quel momento storico.
Un Pontificato breve il suo, dal 1958 al 1963, ma forse uno dei più prolifici della storia della Chiesa. Lui (come lo sarà poi il suo successore Paolo VI) è stato il Papa del Concilio Vaticano II, di quel momento di rinnovamento così tanto necessario alla Chiesa. Di quel andare verso la semplicità anche della celebrazione della Santa Messa, del “guardare al popolo” usando la lingua italiana e non più quella latina, perché “tutti comprendessero il Mistero Eucaristico”.
Dall’ingresso in seminario nel 1896 a Bergamo, all’ordinazione sacerdotale nel 1904, alle missioni diplomatiche nel periodo del fascismo. L’anno 1953 segna la sua elezione a Patriarca di Venezia, fino a quel 28 ottobre del 1958 quando, a sorpresa di tutti, veniva eletto a pontefice.
Il suo doveva esser un Pontificato senza fronzoli, senza “il di più”, come lui stesso era. E semplice doveva esser anche l’abbigliamento papale. Il suo aspetto buono, il suo voler esser sempre vicino a tutti, come lo era a Bergamo, la sua città, sempre nel suo cuore e mai lasciata.
Tra le novità apportate da Giovanni XXIII vi era un “disuso” della tiara. A lui non piaceva quella portata dai suoi predecessori, così riccamente ornata, troppo barocca che tralasciava quella che era la semplicità alla quale la Chiesa doveva mirare.
Così, come racconta Don Giulio Della Vite, segretario generale della Curia di Bergamo, lo stesso Papa Roncalli, matita alla mano, ridisegnò quello che doveva esser il nuovo copricapo del Pontefice. Eliminò lo sfarzo e il barocco e disegnò una tiara molto più semplice, inserendo i gigli araldici e le rose, simbolo della sua religiosità bergamasca.
Un piccolo inizio di cambiamento nel segno di una Chiesa che inizierà a mettere da parte ricchezze e gioielli, per lasciare spazio alla semplicità e alla purezza, come lo era lo stesso Giovanni XXIII.
Fonte: rainews
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ROSALIA GIGLIANO
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