Olivier Giroud ha vissuto una carriera all’ombra di altri grandissimi attaccanti, ma la sua bravura in area di rigore lo ha fatto entrare di diritto nel giro della nazionale francese. Lo scandalo che ha coinvolto il titolare del reparto offensivo della nazionale transalpina ( il tentativo di estorsione ai danni del compagno di nazionale Valbuena), Karim Benzema, gli ha poi dischiuso le porte per un posto da titolare sia nelle qualificazioni che nelle fasi finali dell’Europeo svoltosi proprio in Francia lo scorso luglio.
Nonostante il discreto score realizzativo, la tifoseria dei “Galletti” non ha mai amato particolarmente il centravanti dei “Gunners”, innamorati della tecnica e della velocità del centravanti del Real Madrid. Proprio per questo, sia i media che i tifosi francesi lo hanno sempre criticato giudicandolo severamente ogni qualvolta le cose non andavano bene: a differenza di Benzema, Giroud è un uomo d’area di rigore, un centravanti vecchio stampo, incapace di progressioni palla al piede e dribbling ubriacanti, caratteristiche che lo rendevano inviso ai buon gustai francesi abituati bene negli anni con giocatori del calibro di Cantona e Henry.
Insomma il sogno europeo di Giroud cominciava tra i cattivi auspici, ma il pupillo di Wenger ha saputo far ricredere tutti dimostrando che oltre ad essere letale sotto porta (3 gol in 6 presenze all’Europeo) è capace di giocate di classe funzionali ad esaltare il connubio con Griezmann. Purtroppo il sogno europeo è sfumato in finale contro un modesto Portogallo per altro privo dell’unico fuoriclasse a disposizione (Cristiano Ronaldo si è infortunato proprio in finale), ma l’immagine di Olivier agli occhi dei suoi tifosi è radicalmente cambiata, qual è stato il suo segreto?
Giroud è un uomo di grande fede, sa che il suo lavoro lo svolge con estrema professionalità e nei momenti di sconforto (come durante le contestazioni) trova conforto nelle pagine della Bibbia. La fede è un retaggio di famiglia e lo ha sempre accompagnato durante la sua carriera, non c’è stato un passaggio della sua carriera che il calciatore francese non abbia attribuito alla grazia divina e per non dimenticarsi di ringraziarlo si è tatuato una frase in latino che significa: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”. Conquistato il popolo francese ed il posto definitivo in nazionale, Giroud cerca adesso l’affermazione definitiva con l’Arsenal con cui spera un giorno di portare a casa la Premier, un impresa ardua ma, come dimostrato dal Leicester lo scorso anno, non impossibile a maggior ragione con l’aiuto di Dio. Ora festeggia il titolo mondiale, il massimo traguardo per un calciatore, un motivo in più per ringraziare Dio.
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