La verità su Giuseppe Moscati, il medico santo
Giuseppe Moscati, medico e ricercatore campano, nato a Benevento, è stato canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 1987 ed è oggi indubbiamente tra i santi più popolari del ventesimo secolo.
Il 4 agosto 1903 si laureò a pieni voti con una tesi sull’urogenesi epatica per poi vincere i concorsi come assistente ordinario e coadiutore straordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili, dove vi lavorò per cinque anni.
Il 2 giugno 1904 il fratello Alberto perse la vita a causa di un trauma cranico riportato in seguito alla caduta da cavallo e tale perdita segnò profondamente Giuseppe che era molto legato al fratello.
Moscati dedicava molto tempo alla visita quotidiana mattutina per visitare gratuitamente gli indigenti dei quartieri spagnoli prima di prendere servizio in ospedale. La sua partecipazione umana ai problemi dei pazienti era molto viva, tanto che si diceva che il medico dedicasse molto tempo alla cura non solo del dolore fisica dei pazienti, ma anche della loro anima.
Con Moscati infatti si manifestò appieno quella umanizzazione della medicina proprio negli anni in cui prevaleva una scientificità e un distacco assoluto nelle cure e nel rapporto con i malati.
Nel 1906, mentre il Vesuvio eruttò ceneri e lapilli su Torre del Greco, mettendo in pericolo un piccolo ospedaletto, succursale degli Incurabili, si recò subito sul posto, contribuendo a mettere in salvo gli ammalati, poco prima del crollo dell’edificio.
Nel 1911 un’epidemia di colera funestò Napoli e presentò una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città.
A trentun’anni gli fu conferita la libera docenza in Chimica Fisiologica, su proposta del professor Antonio Cardarelli. Moscati fu tra l’altro tra i primi a sperimentare l’insulina e ad organizzare un gruppo di persone per la cura del diabete.
Nel 1917 rinunciò alla cattedra universitaria e all’insegnamento, per continuare il proprio lavoro in ospedale e restare accanto agli infermi ai quali era molto legato. Moscati dedicò la sua attività e tutta la sua vita alla carità, all’assistenza dei sofferenti, anche nei quartieri più poveri ed abbandonati della città, curandoli gratuitamente ed anche aiutandoli economicamente. Per lui scienza e fede non erano in contrapposizione perchè entrambe operavano per il bene dell’uomo.
Nonostante la sua fama si allontanò sempre dagli agi e dalle ricchezze, prediligendo uno stile di vita semplice e dedicandosi pienamente ai bisognosi. Il 12 aprile 1927, dopo aver preso parte alla Messa si sentì male e morì a soli 46 anni. La notizia creò scalpore tra i cittadini e si sparse subito la voce che era morto il medico santo.
Il 16 novembre 1930 i suoi resti mortali furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un’urna bronzea, ad opera dello scultore Amedeo Garufi. Il pontefice Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975 per poi proclamarlo beato e il 25 ottobre 1987 fu proclamato Santo da Giovanni Paolo II.
A Moscati sono stati attribuiti due miracoli, uno dei quali riguarda la miracolosa la guarigione di Giuseppe Montefusco, ammalato di leucemia, avvenuta nel 1979. Il 15 febbraio 1958 Montefusco cominciò ad accusare disturbi e fu ricoverato all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove gli fu diagnosticata una leucemia acuta mieloblastica. Mentre l’ammalato non rispondeva alle terapie ed era considerato senza speranze di guarigione, sua madre sognò una notte la foto di un medico in camice bianco: dopo essersi consultata con il parroco si recò alla Chiesa del Gesù Nuovo, dove riconobbe nella foto di Giuseppe Moscati il medico visto in sogno. Furono allora rivolte a Moscati preghiere collettive e Montefusco, nel giugno 1979, guarì perfettamente, interrompendo le cure.
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