GIOCO D’AZZARDO
“Regalare i gratta e vinci al supermercato è una mossa molto astuta di marketing e un atto criminale, allo stesso tempo. È evidente che anche chi non ha l’abitudine di utilizzare il proprio denaro per acquistare biglietti di lotteria istantanea, in questo modo ci si avvicina ingenuamente, come se fosse la cosa più innocente del mondo.”.
Queste le parole di accusa della sociologa dell’Università di Bologna, Carla Landuzzi, membro della Fondazione Ipsser (Istituto petroniano di Studi sociali dell’Emilia Romagna), quando, in uno dei negozi, di una nota catena di supermercati, si è vista donare due gratta e vinci ogni 10 euro di spesa fatta, anziché i soliti buoni sconto.
“E il tetto minimo di dieci euro di spesa, va da sé, è ridicolo: oggi prendendo quattro cose al supermercato, sei già arrivato a dieci euro alla cassa. Quindi sono alla portata di tutti.”.
Ed è proprio questo il dato più allarmante per la dottoressa: istigare al gioco d’azzardo, poiché il montepremi corrispondente è di ben 100.000 euro, chiunque, in un modo apparentemente innocente. E accade già da qualche anno a Bologna
Da tempo l’Ipsser sta monitorando alcuni locali e categorie di Bologna, portando alla luce, con un’equipe di tutto rispetto, dei dati molto rilevanti. Nelle slot house infatti, sul modello anglosassone, tutto è fatto per aumentare la dipendenza al gioco: luci soffuse e costanti, per far perdere la cognizione del tempo che passa o i suoni ipnotici disorientanti.
Ci sono ingegneri, architetti, antropologi, sociologi e psicologi che strutturano questi luoghi e le proposte di gioco, per allettare target precisi, potenzialmente affascinabili dal gioco. Si tiene conto della diversa le età, del reddito, ad esempio.
Il fenomeno è in forte aumento anche in web, dove si propongono portali disponibili 24 ore su 24, fuori da ogni controllo e alla portata di tutti coloro che sperano in un guadagno facile, magari spinti dal bisogno, e che invece si impoveriscono sempre più.
Inizialmente il fenomeno riguardava soprattutto i giovani, ora sta conquistando anche la fascia degli anziani. Purtroppo i malati del gioco, di cui si occupa il dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Bologna, ha visto un aumento notevole, dai 35 del 2012 ai 171 del 2015.
Secondo gli ultimi studi, per ogni giocatore che chiede aiuto ce ne sono altri 15 che ancora non si rendono conto della dipendenza.