C’è un legame antico tra i primi ospedali e il cristianesimo, che si riassume in un fatto fondamentale del Vangelo e mostra un aspetto a dir poco centrale della fede in Gesù.
Nella storia, molti potenti cercarono di capire come tutto questo fosse possibile, e la risposta la si può conoscere solamente attraverso Cristo.
È infatti scritto che “la carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà” (1 Corinzi 13:8-13).
Il passo di San Paolo in cui ricorda il cuore della fede
In questo passo San Paolo ricordò ai cristiani l’essenzialità della loro fede, riassunta nel fatto che la carità “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Una mentalità che nei secoli entrò dentro il cuore dei cristiani al punto da moltiplicarsi fino a fondare dei veri e propri ospedali.
I primi ospedali vennero infatti fondati da cristiani, da religiosi e infine da pontefici. Già nei primi secoli della cristianità la dedizione alla cura e all’amore per il prossimo risultava essere qualcosa di incomprensibile per i pagani, a tratti scandaloso, specialmente per il fatto che coloro che più avevano bisogno di supporto e protezione finivano per offrirla al prossimo.
I primi secoli del cristianesimo sono ricchi di figure che ad esempio nelle chiese si dedicavano all’assistenza dei malati, in maniera più o meno professionale. Da quelle gesta nacquero, in seguito, forme di assistenza organizzata intorno alla fine del IV secolo. Spesso furono delle donne ad avviare queste opere, in un mondo pagano in cui la figura della donna non aveva alcuna considerazione.
Molte donne cominciarono ad assistere i malati per amore di Cristo
Queste donne, ricche o malate che fossero, molte future sante, si recavano tra i poveri e gli ammalati e offrivano loro cura e protezione, a volte portando a casa proprio queste persone per offrire loro un tetto. Nel momento in cui vennero fondati gli ospedali, le persone sofferenti che vivevano per le strade trovarono lì accoglienza.
La cristiana “fede operosa mediante la carità” cominciò a destare grande ammirazione, ma anche talvolta risentimento, se si pensa al fatto che solitamente la religione pagana era caratterizzata da una religiosità vuota e formalista, che non aveva alcun interesse per il prossimo e per compiere opere di solidarietà.
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Nei secoli le istituzioni caritative della Chiesa prosperarono in maniera sempre più diffusa e decisa, come ad esempio con san Basilio, che in Oriente creò un’intera cittadella della carità che aveva ospedali, lebbrosari, locande, orfanotrofi e scuole professionali.
Anche coloro che odiavano i cristiani furono obbligati a copiarli
Un po’ alla volta vescovi, sacerdoti o religiosi diedero vita a “case ospitali urbane”, e pontefici come san Gregorio Magno in un periodo in cui Roma era in totale disfacimento, a cavallo tra 500 e 600 d.C., fondò e aiutò ospedali, assegnò pensioni a indigenti, liberò i prigionieri, rifornì Roma di generi di prima necessità, inventò una vasta farmacopea.
L’imperatore Giuliano l’Apostata, che si era prefisso l’obiettivo di restaurare il paganesimo, si ispirò comunque al cristianesimo, prendendo come modello le sue istituzioni caritative. Se infatti l’imperatore detestava i cristiani, ne aveva compreso la centralità della carità per la loro fede, e non riusciva a comprendere come fosse possibile il loro agire per gratuità.
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Dall’altro lato, i cristiani sanno bene che la fede opera mediante la carità per la semplice ragione che affonda le sue radici nella Verità che la precede, una realtà ben diversa da coloro che fanno della carità una ragione per scopi ulteriori e interessati, che siano soldi o consenso. Anche per questo, la carità cristiana “non avrà mai fine”.