I figli delle coppie omosessuali hanno maggiori difficoltà. La recente legge sulle unioni civili ha lasciato scontenti sia chi le chiedeva da tempo che chi ritiene che non debbano essere permesse. Se per la seconda categoria non c’è bisogno di approfondire i motivi di scontento nell’approvazione della legge, per la prima categoria è bene soffermarsi in merito per comprendere i motivi di insoddisfazione: l’impossibilità di adottare un bambino, l’impossibilità di ricorrere alla maternità surrogato e quella di essere riconosciuto padre o madre del figlio di un compagno derivante da una precedente relazione.
Soffermiamoci principalmente sulla Stepchild adoption, si nota come le tesi a favore si basano sull’eguaglianza delle varie coppie: si sostiene insomma che un bambino cresca allo stesso modo sia in una famiglia omosessuale che in una etero sessuale. Il fatto è che le tesi a supporto di questa teoria sono poche, confusionarie e basate su dati statistici contrastanti. Come fare a sapere che non stiamo assumendo una posizione di parte? Basta leggere l’ultima fatica della psicologa e scrittrice Elena Canzi, intitolata ‘Omogenitorialità, filiazione e dintorni. Un’analisi critica delle ricerche’.
La dottoressa Canzi, collaboratrice del ‘Centro di Ateneo per Studi e Ricerche sulla Famiglia’, approfondisce da anni la tematica studiando la letteratura scientifica internazionale a riguardo e dopo anni di studi ha tirato le somme su quanto stabilito al momento dai risultati ottenuti. Il cuore della ricerca ha portato alla conclusione che le differenze non solo esistono ma anche che i problemi sociali e psicologici patiti dai figli delle coppie omosessuali durante il periodo di crescita sono maggiori rispetto a quelle dei figli delle coppie etero.
La Canzi evidenzia come gli studi effettuati sulle coppie omosessuali, sui figli delle coppie omosessuali e sulle adozioni rivelano diversi problemi. In primo luogo le ricerche sono insufficienti e condotte su campioni non significativi: “Nella stragrande maggioranza dei casi i campioni utilizzati non sono rappresentativi della popolazione”. Nelle poche ricerche valide si nota come i figli delle coppie omosessuali, ed in generale quelli adottivi, presentino maggiori difficoltà nel relazionarsi con i coetanei e preferiscano il rapporto con il genitore naturale. Questo comporta una mancanza di identificazione con il genitore che può portare a problemi di orientamento sessuale e di adattamento alla società: “In sintesi-scrive la dottoressa- possiamo dire che la situazione di disagio di questi ragazzi è di tutta evidenza nei confronti dei pari, soprattutto durante l’adolescenza, ma anche nei confronti dei propri genitori”.
I problemi dei bambini non sono solamente legati alla percezione di una mancanza genitoriale, ma anche dall’assenza di stabilità: gli studi condotti finora infatti sottolineano come le coppie omosessuali sono portate maggiormente al tradimento ed alle separazioni, fatto che nega la sicurezza necessaria ai bambini in fase di crescita. Questo conduce i bambini a dover fare fronte a situazioni più complicate rispetto ai coetanei, il che porta la dottoressa Canzi a concludere in questo modo la sua analisi: “L’adozione da parte di coppie omosessuali si configura quindi come un quadro molto complesso, in cui bambini e ragazzi si trovano a fronteggiare diverse situazioni di rischio e sono impegnati in compiti di sviluppo ‘aggiuntivi’ rispetto sia ai coetanei non adottati, sia ai coetanei adottati da coppie eterosessuali “. Luca Scapatello
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