Purtroppo la notizia è di quelle che fanno raggelare il sangue e al tempo stesso preoccupare enormemente per il futuro, anche del nostro Paese.
Si parla infatti molto del Ddl Zan, e del presunto contrasto all’omofobia, ma notizie come quella relativa a quanto accaduto a questo papà difficilmente ci sarà modo di ascoltarle sui principali telegiornali nazionali. Perché mostrano la deriva che la società occidentale rischia di imboccare a causa dell’ideologia gender.
Da mesi, ormai, a reti unificate il potere economico e mediatico sostiene a spada tratta l’identità di genere, quando in realtà gli effetti collaterali della visione culturale e antropologica sostenuta da questa ideologia sono ormai ben noti, e anche fortemente preoccupanti.
In Canada, infatti, il regime gender ha già fatto i suoi prigionieri, la cui colpa è solamente quella di difendere i propri figli. Ne avevamo già parlato nelle scorse settimane, e ora l’esito è arrivato ed è un vero e proprio campanello di allarme per tutto il mondo libero che cerca di difendersi con le unghie e con i denti dalle insidie del Ddl Zan.
Il primo “prigioniero” di coscienza è il signor Robert Hoogland, impiegato postale della Columbia Britannica, già in carcere da tempo per avere violato un divieto del tribunale che gli impediva di parlare pubblicamente della transizione della sua bambina. La sua colpa è quella di avere cercato di impedire a sua figlia minorenne la transizione di sesso, ed è stato condannato a 6 mesi di carcere per oltraggio alla corte e 30 mila dollari di multa.
Robert ha ammesso di aver violato intenzionalmente il divieto e ha presentato un’autodichiarazione di colpevolezza per l’accusa di oltraggio alla corte. Sua figlia, ha spiegato il papà, è stata vittima di un vero e proprio lavaggio del cervello organizzato. L’avvocata Carey Linde ha spiegato che dopo la notifica della punizione il condannato ha avuto un comportamento di “stoica accettazione”.
Lui stesso, per il suo primo presunto reato, si è dichiarato colpevole, risparmiando alla corte le spese di un processo. Ma Linde e il suo cliente considerano che la pena sia eccessiva. Secondo noi, è ingiusta fin dalla radice. Non è possibile che in un Paese civile del terzo millennio possano ancora esistere dei “prigionieri di coscienza“.
Tutto nasce dal momento in cui il il tribunale ha invitato l’opinione pubblica a considerare la bambina vittima dei tentativi del padre di proteggerla. Tuttavia, per molti questa narrazione è un vero e proprio capovolgimento della realtà. La bambina, molto più semplicemente, potrebbe in realtà essere vittima dell’incapacità dei medici e dei tribunali di salvaguardare la sua salute e la sua fertilità.
Una tecnica di manipolazione comunicativa che tuttavia difficilmente attaccherà con i genitori canadesi, visto che pare come negli ultimi giorni stiano diventando sempre più espliciti, nelle strade, nelle piazze e nei social network, i rifiuti gridati ad altra voce del pacchetto ideologico transgender.
Fino a pochi anni fa, infatti, il Canada aveva tutt’altro approccio di fronte a temi come la famiglia, la vita, la sessualità e quindi anche di fronte alla deriva gender. Da qualche anno, però, ne è diventato un vero e proprio avamposto di propaganda, e l’opinione pubblica comincia a realizzare quanto sta accadendo e guardare la società che si sta plasmando sotto i loro occhi con alienazione e inquietudine.
Nel 2021 il Canada sta davvero praticando azioni di sterilizzazione verso quei bambini che categorizza come lesbiche, gay, autistici e depressi, e tutto questo viene ammantato della definizione di “diritti umani”. Un vero e proprio mondo alla rovescia. Ma le motivazioni addotte dai tribunali non possono reggere. Perché contrastano con la natura e con i legami di parentela umana.
Le cattive leggi vanno avversate, contestate, attaccate, si tratta di un dovere civile il cui bisogno i cittadini canadesi lo stanno sperimentando sulla propria pelle. Presto potrebbe essere così anche in Italia. In Canada, come mostra questa storia, i genitori sono ormai veramente impotenti nell’impedire di la sterilizzazione dei loro figli, con la definitiva perdita della salute di ciò che di più caro hanno al mondo, sangue del loro sangue.
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I giornali cristiani del Paese spiegano che presto i tribunali canadesi potrebbero non avere più bisogno del diritto di famiglia per sopprimere i discorsi che contrastano la nuova ortodossia del gender. Le leggi su misura, legate all’incitamento all’odio omofobico e cose di questo genere, permetteranno di abbattere rapidamente gli individui dissidenti.
Si tratta di quanto potrebbe presto accadere anche in Italia con il Ddl Zan. Ora che il progressismo pro-gender è fortemente egemonico, l’unico interesse del potere è quello di reprimere il dissenso e attaccare chiunque tenti di dare l’allarme da questo punto di vista. Il caso canadese è un vero e proprio campanello d’allarme per i Paesi di tutto il mondo, Italia compresa.
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Il quotidiano online “Christian post” spiega chiaramente quali sono i primi segnali rivelatori di una situazione che rischia di precipitare verso un vero e proprio allarme. “Omissione del termine “sesso”, gioco su parole correnti come “madre” e “donna incinta”, introduzione di nuovi termini come “persona incinta“, “individuo in gestazione”, “dotato di utero”. Quando noti qualcosa di simile fai più rumore che puoi”, scrive il sito cristiano.
“Fai pressione sui politici, ottieni tutta la copertura della stampa, dei blog e dei social media che puoi, organizzati con gruppi di persone che la pensano allo stesso modo a livello locale e nazionale. Impedisci che il disegno di legge diventi legge. Se perdi questa battaglia, potresti finire come il Canada: una volta un faro, oggi una lezione su quello che potrebbe capitare”.
Giovanni Bernardi
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