Di fronte alle restrizioni appena introdotte, montano malcontento e manifestazioni, mentre alcune famiglie hanno trovato altre strade.
La questione investe infatti l’intera Europa, e ci sono luoghi come ad esempio l’Austria in cui negli ultimi giorni è triplicato il numero di genitori contrari alla vaccinazione per i figli, e che hanno deciso di non mandarli più a scuola optando per un percorso alternativo, quello dell’homeschooling.
Genitori che sono preoccupati dall’obbligo di dovere esporre i figli a un trattamento sanitario in cui non vedono abbastanza certezze, e in libertà hanno deciso di prendere una strada alternativa, peraltro già prevista e praticata in molte situazioni anche al di fuori dell’emergenza pandemica.
Si tratta di trasformare le proprie case in scuole domestiche, organizzandosi al limite insieme ad altre famiglie, con i genitori stessi che si improvvisano insegnanti. Insomma, di fronte alle misure anti-contagio annunciate per il prossimo anno scolastico, in Austria è boom dell’istruzione domiciliare.
Come riporta la Stampa, sono 3.600 le domande per l’homeschooling presentate rispetto alle 2.000 del 2020, con un numero che secondo le emittenti locali potrebbe salire fino a seimila. Una vera e propria protesta contro l’obbligo di mascherina e i test permanenti in aula, da parte di genitori che non sono preoccupati per l’arrivo della variante Delta, ma per i farmaci e le imposizioni che verrebbero imposte ai propri figli.
In tutta Europa, inoltre, aumentano le proteste contro le nuove misure che prevedono l’obbligo di un pass per muoversi in tanti aspetti della vita sociale. Sono molti i paesi in cui i cittadini sono scesi in piazza per chiedere subito la cancellazione delle misure. In Francia, ad esempio, è prevista una giornata del tutto infuocata per le persone in piazza contro la “dittatura sanitaria” e “per la libertà”.
Nel Paese transalpino sono infatti previste manifestazioni in oltre 150 città in seguito alla decisione del governo di dare via via libera all’obbligo del pass per attività come bar e ristoranti, da lunedì. Già lo scorso 31 luglio sono scese in piazza oltre duecentomila persone, e oggi si attende un numero di manifestanti pressoché simile. Quattro cortei saranno attivi solo nella città di Parigi.
Lo stesso subbuglio, riporta sempre la Stampa, è in corso in Slovacchia, dove la Conferenza episcopale si è accordata con il governo per l’organizzazione di eventi legati alla visita di papa Francesco nel Paese, il prossimo settembre, aperti solo a chi è vaccinato contro il Covid.
Lo stesso sta avvenendo in Grecia, dopo le nuove restrizioni sull’isola di Zante e a La Cania, a Creta, in cui è stato imposto per una settimana un coprifuoco notturno e il divieto di musica nei bar, ristoranti e discoteche. Come anche nella capitale filippina Manila, tornata da pochi in isolamento, o in Cina, dove Pechino ha scelto di cancellare mostre ed eventi su larga scala ad agosto, e in Giappone, Paese in cui sono stati superati un milione di contagi, con un aumento nelle ultime settimane.
In Italia, invece, ad essere in rivolta sono gli insegnanti, che si sentono messi all’indice dall’obbligo di esibizione del green pass da parte loro e non, ad esempio, degli studenti, che farebbe pensare a una misura non solamente illogica ma anche opportunistica, di facciata. Le nuove norme prevedono infatti misure punitive per i docenti, come sanzioni e sospensioni, mentre invece il ministro Patrizio Bianchi sembra non curarsi affatto delle critiche e invece sostenere che con queste misure “si garantisce il ritorno in aula in presenza”.
Anche i sindacati sono sul fronte di guerra. Secondo questi, infatti, le norme sul Green Pass hanno complicato il quadro della sicurezza. La domanda che ricorre è: “Chi controllerà che siano vaccinati o con tampone recente le tante figure che ogni giorno entrano in contatto con gli studenti, dai volontari agli assistenti per i disabili?”. Seppure con accenti diversi, tutti i sindacati protestano e si lamentano per la la mancanza di concertazione e di misure di sicurezza adeguate.
Ma c’è anche chi attacca direttamente lo strumento del Green Pass. Le norme infatti equiparano al mancato rispetto di vaccinazioni o tamponi come una assenza ingiustificata. dove dal quinto giorno di assenza il lavoratore viene sospeso e si perde la retribuzione. La vice segretaria generale Cgil Gianna Fracassi e il segretario Flc Cgil Francesco Sinopoli attaccano: “Troviamo sbagliato far passare il personale scolastico come irresponsabile, quando il 90% è già vaccinato e ha scelto di mettere in sicurezza se stesso e le scuole. Non si può scaricare sui docenti, dirigenti e Ata la mancanza di misure adeguate; la scuola in presenza è una priorità per tutti”.
Ancora più dura è la presa d’atto della Cisl, che chiede di rivedere le sanzioni per il personale non si vaccina. “Sul Green Pass il governo si è mosso in termini discutibili e per alcuni aspetti inaccettabili”, ha affermato Maddalena Gissi, segretario Cisl Scuola. “Le misure previste per chi non ha il Green Pass rispondono a una logica che definirei di giustizia sommaria, francamente inaccettabile. L’impressione è che stia prevalendo un’esigenza che definirei più di immagine che di sostanza. Non tanto per la scelta in sé, quanto per le ricadute che ne discendono sulle condizioni di lavoro del personale, su cui il confronto con le parti sociali è assolutamente doveroso e irrinunciabile”.
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Anche i presidi, da settimane più che aperti alle nuove norme, hanno però diversi timori, come per esempio quello di caricare il personale di incombenze come quella della verifica dei green pass. Durissima invece la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che attacca la decisione del governo. “La vaccinazione degli insegnanti è un’arma di distrazione di massa. Il 90% degli insegnanti è vaccinato, quando vaccineremo il rimanente 10% qualcuno mi garantisce che terremo le scuole aperte? No, perché il governo dice che di fronte ad alcuni casi le scuole possono tornare in Dad“, dice la Meloni.
“Vogliono far passare il messaggio che con il Green Pass eviti le chiusure ma questo è falso perché i vaccini non fermano il contagio, lo dicono i dati. La famosa frase che ha detto Draghi in conferenza stampa – ‘chi entra in un locale con il Green Pass ha la garanzia di trovarsi tra non contagiosi’ – è un’informazione scientificamente falsa. In base ai dati di oggi, a settembre avremo di nuovo un problema. Qualcuno mi dice cosa si sta facendo per mettere in sicurezza de scuole, i mezzi pubblici che sono il più grande cluster della pandemia? Non mettono il Green Pass sui mezzi pubblici perché non sono in grado di fare i controlli, in compenso pretendono che siano in grado di farlo baristi e ristoratori, che non sono pubblici ufficiali”.
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L’affondo della leader di Fratelli d’Italia arriva invece sulle scelte legate all’obbligo vaccinale che, a suo avviso, il governo non ha il coraggio di presentare proprio perché non sarebbe certo della sicurezza e dell’efficacia dei vaccini stessi. “Non sarà che scelgono l’obbligo mascherato, invece che quello di legge, per non dover risarcire i cittadini in caso di problemi?“, chiede Meloni, che si è detto perciò convinta che il governo non abbia il coraggio di assumersi responsabilità nel caso qualcosa andasse storto dopo la vaccinazione.
“Così come configurato è un obbligo vaccinale mascherato e non una misura di contenimento dell’epidemia. Se il governo ritiene che sia necessario l’obbligo vaccinale, se ne deve assumere la responsabilità”. Insomma, lo scontro è aperto, sia tra la popolazione che all’interno della politica stesso. Vedremo nei prossimi giorni e settimane quali saranno gli sviluppi. “Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento per equiparare il vaccino Covid a quelli obbligatori in tema di indennizzo. Vedremo se lo voteranno, e se non lo faranno saranno loro a dire che non sono sicuri di quello che stanno facendo”, ha concluso la Meloni.
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“Sui tamponi, ho chiesto che siano gratuiti. Ci sono persone che non si possono vaccinare, altre che non vogliono vaccinare bambini di 12 anni. Anche io ho molti dubbi e non credo di essere una pazza perché in Germania non vaccinano prima dei 17 anni, in Francia prima dei 18 anni, in Gran Bretagna sconsigliano la vaccinazione sotto il 15 anni. Il governo mi ha risposto che non si può fare il tampone gratuito perché è un disincentivo alla vaccinazione. Ma se il tampone ai fini del contenimento del contagio ti dà una maggiore sicurezza rispetto al vaccino, allora mi chiedo: ma l’obiettivo della campagna del governo è fermare il contagio o vendere i vaccini? Che facciamo, il marketing delle case farmaceutiche?”.
Giovanni Bernardi
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