Purtroppo in molti lo temevano, e poco alla volta sembra che ci sia chi punti a mettere in atto questa triste e sfortunata realtà.
Nonostante infatti le indicazioni della Cei, molto chiare, sulla mancata necessità di presentare il green pass per partecipare alla Santa Messa, che per definizione è aperta a tutti e non può essere di certo esclusiva per chi detiene un cartellino sanitario, peraltro ancora molto controverso come dimostra l’ampio dibattito pubblico che ne è seguito all’introduzione, c’è chi rema in direzione contraria. E punta quindi a rendere la Messa un luogo aperto solamente a chi è privilegiato da questo cartellino.
L’iniziativa che inquieta molti fedeli sulla Santa Messa
Tutto il contrario di quella Chiesa aperta e in uscita tanto invocata dal Pontefice e tanto sbandierata da molti vescovi e sacerdoti, che però di fatto la rendono tale solo nelle situazioni che desiderano loro. Aperti e caritatevoli sì, ma purtroppo sembrerebbe solamente a fasi alterne. Il caso è stato sollevato da La Nuova Bussola quotidiana e riporta alla diocesi di Albano.
Qui infatti, per l’ingresso del nuovo vescovo e il giubileo sacerdotale del cardinale Semeraro, la diocesi avrebbe deciso di imporre il Green pass ai fedeli. Insomma, anche se la Cei aveva spiegato chiamare che per le Messe non sarebbe servito, dopo la Messa del Papa l’incubo di una Chiesa che crea fedeli di serie a e di serie b in questo luogo è già realtà. Nonostante le tante rassicurazioni della Cei, infatti, purtroppo in molti se lo aspettavano.
Le parole dei filosofi molto critici che non sono state lette
Hanno cominciato alcuni sacerdoti impavidi, affiggendo cartelli sulle proprie chiese che ricordano una versione moderna delle tesi di Lutero, e che fa a pugni con la storia dei tanti santi che, di fronte alle pestilenze più dure della storia, hanno chiuso la porta della sacrestia ma non di certo per isolarvisi dentro, ma per correre nelle strade a incontrare e benedire i tanti malati, sofferenti, impauriti. Così sono passati alla storia. La Chiesa di oggi, ci si chiede, passerà alla storia per l’esclusione di chi non presenta il suddetto certificato sanitario? Nessuno forse ha letto, inoltre, le forti critiche di filosofi come Massimo Cacciari o Giorgio Agamben, tanto per nominarne due.
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“Si direbbe che il vaccino sia diventato un simbolo religioso, che, come ogni credo, funge da spartiacque fra gli amici e i nemici, i salvati e i dannati. Come può pretendersi scientifica e non religiosa una tesi che rinuncia allo scrutinio delle tesi divergenti?”, ha infatti duramente scritto il filosofo Agamben. “Tutte queste misure per chi abbia un minimo di immaginazione politica vanno situate nel contesto della Grande Trasformazione che i governi delle società sembrano avere in mente – ammesso che non si tratti invece, come pure è possibile, del procedere cieco di una macchina tecnologica ormai sfuggita a ogni controllo”.
Ad Albano, per andare a Messa l’8 settembre ci vorrà il green pass
Così l’8 settembre accadrà l’inaspettato: ad Albano, per andare a Messa ci vorrà il Green pass. Mentre nella diocesi si festeggerà il giubileo sacerdotale di mons. Marcello Semeraro, ordinato sacerdote l’8 settembre 1971, da poco chiamato da Francesco alla guida della Congregazione per le cause dei santi al posto del cardinale Becciu. Sempre in quella data, ci sarà anche l’ingresso del successore, monsignor Vincenzo Viva, che subentrerà alla guida della diocesi a lungo retta dal porporato ora impegnato in Vaticano.
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In quella data si svolgerà quindi una celebrazione eucaristica decisamente solenne, nella cattedrale di Albano. L’accesso per i fedeli sarà situato da Piazza Pia, la piazza cittadina antistante la chiesa. Sul sito della diocesi, però, arriva il messaggio che nessuno auspicava. “Secondo quanto previsto dall’entrata in vigore del decreto legge 105 del 23 luglio, per accedere all’area della celebrazione sarà necessario esibire la certificazione verde“.
Una decisione in direzione contraria alle indicazioni della Cei
Insomma, anche se nella nota dei vescovi italiani, al primo punto è scritto chiaramente che “la certificazione non è richiesta per partecipare alle celebrazioni”, per la celebrazione del potente porporato si è pensato di spingersi oltre. Non è stato il governo ad includere le Messe tra le attività che necessitano dell’esibizione del lasciapassare sanitario, ma la stessa diocesi, che a questo punto ha deciso di fare legge per conto proprio, come se si trattasse di un’appuntamento privato invece di una Messa.
Se si vanno a cercare possibili spiegazioni, si legge subito che l’accesso dei fedeli alla Messa è contingentato, quindi il rischio di assembramenti non c’è. I fedeli, inoltre, sosteranno all’aperto in piazza. Nella scheda di autocertificazione da compilare per poter ottenere l’accredito per partecipare alla Messa, spiega il quotidiano online, si parla di questa ordinazione episcopale come di un “evento”. La Messa sarebbe quindi un “evento” per cui si necessita di green pass?
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Speriamo vivamente che si tratti di un caso isolato, e non di un apripista per una chiusura indiscriminata delle celebrazioni a chi non ha l’ormai “benedetto” cartellino sanitario. Purtroppo, però, la stessa cosa accadrà anche per il viaggio del Papa in Slovacchia. Preghiamo affinché questa triste pratica non prenda piede anche in altre diocesi più “creative” in giro per l’Italia. Sarebbe triste vedere la casa del Signore selezionare in questo modo i fedeli a cui aprire le proprie porte per accostare al Suo altare.
Giovanni Bernardi