La notizia non è stata diffusa, ma dal 2 settembre c’è uno strumento immediato e non invasivo per ottenere il Green pass.
In pochi lo sanno, ma dal 2 settembre per ottenere il famoso certificato verde è possibile anche effettuare il tampone salivare. Rispetto alle altre due possibilità, quella del tampone rapido antigenico e del tampone molecolare, quest’ultima è infatti molti meno invasiva e adatta a una fascia più larga della popolazione, rendendo la vita di chi si deve sottoporre con frequenza a questa certificazione leggermente meno problematica, al netto della spesa economica richiesta.
I test antigenici rapidi, meno precisi dei molecolari e tra cui rientrano anche quelli salivari, rilevano la presenza del virus non tramite l’acido nucleico (Rna) ma attraverso le sue proteine (antigeni). Oltre a questo, forniscono i risultati in meno di mezzora (talvolta bastano una decina di minuti) e sono eseguibili ovunque. In alcuni casi, per una ulteriore verifica, se il test rapido risulta positivo può essere richiesta la conferma tramite il tampone molecolare.
Ma oltre a questo, c’è anche da specificare che i test rapidi salivari vengono fatti su un campione di saliva, per cui non è necessario il tampone naso-oro-faringeo. Una caratteristica che li rende quindi particolarmente adatti ai bambini.
La sensibilità di questi test non è tra le più elevate e, anche se diminuisce dopo i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi, sono adatti a rilevare la positività o meno di chi vi si sottopone offrendo un ulteriore importante strumento che può semplificare la vita di quanti non sono vaccinati ma che allo stesso tempo esigono di non venire emarginati, come prevedono peraltro i regolamenti europei.
La probabilità con cui questo strumento rileva la presenza del virus, infatti, è stata valutata tra il 53 e il 73 per cento, un dato sufficiente per renderlo affidabile e quindi riconosciuto per il certificato verde.
Il Ministero ha tuttavia precisato che “la corretta raccolta del campione salivare è un passaggio cruciale. I campioni possono essere eterogenei (saliva orale, saliva orofaringea posteriore) e le diverse tecniche e sedi di raccolta possono avere un impatto sulla sensibilità del metodo. Inoltre i campioni di saliva possono essere mucosi e viscosi, determinando difficoltà di lavorazione”.
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L’unico problema di questo strumento è infatti l’ipotesi della contaminazione della saliva nel momento del test, ma uno dei consigli dei farmacisti è quello, ad esempio, di lavarsi bene la bocca prima di recarsi presso il luogo in cui verrà effettuata la certificazione.
Da mesi si discute sulla funzionalità e l’opportunità di questi test salivari per rilevare la presenza del Covid. La riapertura delle scuole da mesi viene strettamente legata all’ipotesi di eseguire test a tappeto sugli studenti. Nelle ultime settimane era entrato al centro delle discussioni dopo che il presidente leghista del Veneto Luca Zaia ha affermato che per garantire la scuola in presenza la sua Regione ha intenzione di effettuare screening a tappeto grazie ai tamponi salivari.
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Sul Corriere della Sera il professore all’Università Statale di Milano Sergio Abrignani ha spiegato che “i test salivari hanno un’indicazione per situazioni nelle quali in poco tempo devi consentire a un numero elevato di persone di entrare in classe, in aereo o in treno”. Fermo restando che, anche se i tamponi o i test salivari “mitigano il rischio”, “non c’è niente che lo azzera”.
Giovanni Bernardi
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