Raggiunti i manifestanti di ‘Ora et Labora’ davanti all’ospedale che pratica aborti a Monza, una donna ha raccontato la storia della sua gravidanza e l’amore che prova per sua figli Greta, bimba affetta dalla sindrome di down.
Sul sito d’informazione pro vita ‘Notizie pro vita‘ si legge la storia di una donna che ha deciso di non effettuare analisi per scoprire se la figlia era affetta dalla sindrome di down. La donna era contraria alla così detta “Cultura dello scarto“, dunque non interessata al fatto che la piccola che cresceva nel suo grembo potesse o meno essere affetta da qualche malattia genetica. Quindi quando i medici hanno cominciato a sospettare che la nascitura avesse la sindrome di down e le hanno prospettato analisi come l’amniocentesi e la villocentesi, la coraggiosa madre ha gentilmente declinato i consigli dei medici e portato avanti la gravidanza.
La storia di Greta, bimba down fortemente voluta dalla madre: “Ogni giorno mi chiedono perché non ho abortito”
Quando Greta e nata, i sospetti dei medici si sono rivelati fondati (la piccola era affetta da sindrome di down) ma la madre non si è dispiaciuta affatto ed ha cominciato ad amare la sua piccola sin dal primo istante in cui l’ha tenuta in braccio. Oggi quella donna combatte contro la cultura dello scarto, quella secondo cui un bambino imperfetto non avrebbe il diritto di venire al mondo (per il migliore interesse del bambino in teoria) e cerca di sensibilizzare il prossimo sulla vita dei bambini colpiti da questa sindrome. La donna non si pente di aver fatto nascere Greta ed oggi si gode ogni suo giorno, contenta che lei le abbia arricchito la vita. Nel dirlo si dispiace che oggi passi il concetto che se un bambino è afflitto da simili problematiche non vada fatto nascere e per questo si unisce alle proteste di associazioni pro vita come ‘Ora et labora‘.
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Luca Scapatello