Quando si parla della Madonna, si racconta, semplicemente, il più alto esempio di grazia e di umiltà che ognuno di noi potrebbe perseguire.
Dal momento del suo “si” all’Arcangelo Gabriele, tutto ciò che avviene nella sua vita è un inno, perenne e continuo, alla fedeltà nel Dio che l’aveva scelta come Madre dell’umanità intera.
La grazia la tocca, segna per sempre la sua esistenza umana, ma questo non le garantisce nessuna gioia subitanea, né le risparmia sofferenza o sacrificio, come ben sappiamo.
La sua forza e la sua fedeltà nel progetto di Dio è innegabile e immutabile, di fronte a qualunque vicenda quotidiana.
In quel momento, lei era un essere umano, proprio come lo siamo noi, e per questo oggi diviene la persona che ispira il solo comportamento che ci renderebbe degni agli occhi del Padre e obbedienti alla sua Parola, che mai tradisce.
Seguire Maria, lasciarsi illuminare dalla sua condotta, vuol dire annunziare l’opera stessa del Signore in ogni suo aspetto, ma anche dimostrare il coraggio della conversione più totale alle sue eterne promesse, quelle che ci vogliono fedeli al cielo e servizievoli verso gli altri nostri fratelli in terra.
Non una parola ingiuriosa o fuori luogo, non una critica, non un sentimento di rabbia o di risentimento uscirono mai dal cuore di Maria, per cui misurarsi con lei non è affatto semplice.
Proprio per questo la Madonna è ritenuta l’emblema del massimo rispetto verso gli altri e verso il Creatore.
Permettiamo allora che lei ci guidi e ci accompagni alla comprensione del nostro compito su questa vita.
Aiutaci a guardare il mondo con simpatia e con l’audacia della fede.
Vergine santa, che guidata dallo Spirito, “ti mettesti in cammino per raggiungere in fretta una città di Giuda” (Lc 1,39), dove abitava Elisabetta, e divenisti così la prima missionaria del Vangelo, fa che, sospinti dallo stesso Spirito, abbiamo anche noi il coraggio di entrare nella città per portarle annunci di liberazione e di speranza, per condividere con essa la fatica quotidiana, nella ricerca del bene comune.
Donaci oggi il coraggio di non allontanarci, di non imboscarci dai luoghi dove ferve la mischia, di offrire a tutti il nostro servizio disinteressato e guardare con simpatia questo mondo nel quale nulla vi è genuinamente umano che non debba trovare eco nel nostro cuore.
Aiutaci a guardare con simpatia il mondo e a volergli bene.
Noi sacerdoti troviamo il culmine della nostra presenza presbiteriale nel giovedì santo, quando vien posto nelle nostre mani l’olio dei catecumeni, l’olio degli infermi e il sacro crisma.
Fa che nelle nostre mani l’olio degli infermi significhi scelta preferenziale della città malata, che soffre a causa della debolezza propria o della malvagità altrui.
Fa che l’olio dei catecumeni, l’olio dei forti, l’olio dei lottatori, esprima solidarietà di impegno con chi lotta per il pane, per la casa, per il lavoro.
Solidarietà da tradurre anche con coraggiose scelte di campo, offerta di impegno da non imbalsamare nel chiuso dei nostri sterili sentimenti.
E fa che il sacro crisma indichi a tutti gli umiliati e gli offesi della nostra città, ma anche agli indifferenti, ai distratti, ai peccatori la loro incredibile dignità sacerdotale, profetica e regale.
Come te, Vergine santa, sacerdote, profeta e re, facci entrare nella città. Amen.
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