È stupefacente la guarigione di una donna grazie alla potente intercessione di San Charbel, tanto che ha gridato di stupore.
Grazie all’eremita di Annaya, in Libano, Dafné Gutierrez è tornata miracolosamente a vedere. Il prodigio ha avuto luogo a Phoenix, in Arizona, nel recente 2018. La donna, una ispano-americana di 30 anni, il giorno prima aveva visitato una reliquia del santo, e quella mattina si svegliò con un forte prurito agli occhi. La sensazione che ha poi descritto era quella di una forte pressione sulla testa e sulle orbite.
Non appena si rese conto che stava vedendo la luce diffusa di una lampada da comodino, subito si rese conto dell’accaduto, così gridò stupita al marito. “Posso vederti, posso vederti con tutti e due gli occhi”, furono le sue prime parole. Da qui, l’attribuzione a san Charbel Makhlouf, la cui fama di taumaturgo dal Libano, il Paese in cui il santo è nato e ha vissuto, si sta diffondendo in tutto i mondo e sta accompagnando la sorte, spesso difficile, della comunità maronita.
Dafné, madre di tre figli, era infatti completamente cieca a causa delle malformazione di Arnold Chiari che le era stata diagnosticata a soli 13 anni, e che l’aveva portata a sviluppare un edema papillare alla fine del nervo ottico. Nella città di Phoenix è infatti presente una forte colonia di origine libanese, composta principalmente da maroniti, e nella chiesa locale maronita, dedicata a san Giuseppe, le messe sono celebrate in tre diverse lingue, arabo, spagnolo e inglese. Si tratta inoltre di una delle 36 parrocchie maronite degli Stati Uniti, sparse per le diocesi di New York e Los Angeles.
Dal 2015 la reliquia di san Charbel sta facendo il giro di queste parrocchie. Si tratta di un frammento osseo conservato in una teca di legno di cedro. Quando la reliquia giunse nella chiesa di San Giuseppe, solamente per tre giorni, il parroco diede alla notizia maggiore diffusione possibile, anche grazie alla presenza in quelle date del vescovo maronita di Los Angeles, mons. Élias Abdallah Zeidane. In seguito, dopo le ultime due tappe a Detroit, il reliquario di san Charbel è stato portato alla diocesi maronita di Nostra Signora del Libano, a Los Angeles, e a Miami.
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Fino a quel momento, per Dafné ogni intervento chirurgico per correggere la malformazione si era rivelato inutile, così nel 2014 era accaduto il peggio. Dafné perse l’uso dell’occhio sinistro, progressivamente indebolito. L’anno seguente, nel novembre 2015, anche l’occhio destro si era spento, e la vista della donna se ne era andata con loro. Non poteva vedere più nulla, nemmeno la luce del sole. A detta dei medici, la sua cecità era irreversibile. Tanto che la donna, per non gravare sulla famiglia, stava pensando di ritirarsi in un istituto per ciechi.
Nelle date in cui arrivò la reliquia, però, alcuni vicini della donna, incuriositi dai manifesti di cui il parroco, padre Wissam, aveva disseminato il circondario, invitarono la giovane a recarsi in chiesa, e il 16 gennaio la accompagnarono direttamente.“Ho posto la mia mano sulla sua testa e poi sugli occhi e ho chiesto a Dio di guarirla, con l’intercessione di san Charbel”, sono le parole raccontate successivamente dal sacerdote.
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La domenica seguente Dafné, insieme alla sua famiglia, si recò a Messa, e la mattina del 18 avvenne il prodigio. Alle 5 del mattino, la ragazza si sveglia con questo particolare prurito agli occhi e tutte le altre sensazioni piuttosto insolite. Così sveglia il marito, che però percepisce un forte odore di bruciato nella stanza, e accende la luce. A quel punto Dafné si rende conto che stava vedendo la luce veniva emanata dalla lampada da comodino.
La sensazione di Dafné, dopo le grida di stupore, era come se si stesse riprendendo da una operazione, e nella sua testa sentiva come se ci fosse una ferita. “Non riuscivo a crederci, non volevo più chiudere gli occhi”, racconta. “I miei figli gridavano mamma può vedere, Dio ha guarito mamma!”. Dopo tre giorni, l’esame oftalmico certifica a tutti gli effetti l’inspiegabile guarigione. Lo stesso diranno poi i cinque medici che hanno esaminato Dafné, tra cui l’oculista libanese Jimmy Saadé.
Non c’è alcuna spiegazione scientifica per la guarigione, tanto che il medico della donna precisò che in 40 anni di esercizio non aveva mai assistito a nulla di simile. Leggendo il referto che gli fu presentato, lo stupore fu grande. “No way! No way!”, non smetteva di ripetere. Nel bulbo oculare non c’è più alcuna traccia dell’edema, ed è ancora in fase di sviluppo il dossier sanitario che analizza il caso, documentandolo in maniera esaustiva, visto che la guarigione è ancora molto recente.
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In particolare si sta cercando di capire se dopo questo miracolo è avvenuta anche la correzione della malformazione all’origine della cecità. La sensazione provata da Dafné sembrava essere molto eloquente. Era “come se lei si stesse riprendendo da un intervento”. In poco tempo, la notizia della sua guarigione si diffuse ovunque a Phoenix, finendo su tutti i notiziari televisivi, e migliaia di visitatori hanno cominciato a recarsi nella chiesa di san Giuseppe, tanto che il parroco ha deciso di fissare, al 22 di ogni mese, una giornata di intercessione speciale.
Giovanni Bernardi
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