C’è un’immagine miracolosa della Vergine Maria di cui oggi si fa memoria per un accadimento che unisce la ricorrenza a un grande prodigio.
Maria è Colei che, insieme a Gesù, più di chiunque altro è partecipe delle nostre sofferenze e, come Madre, ci è sempre accanto, gioisce con noi, piange per noi. Numerosi sono stati i fenomeni di lacrimazione delle effigi di Maria Santissima, ed in ogni episodio quelle lacrime avevano un significato particolare. In Sicilia, a Siracusa, molto diffuso è il culto alla Madonna delle Lacrime, un quadro che lacrimò per la prima volta il 29 agosto 1953, a cui sono legati un Santuario e innumerevoli guarigioni.
Della sua personale storia con il quadro della Madonna delle Lacrime di Siracusa ne ha parlato a TV2000 Don Mimmo Minafra, parroco della Parrocchia della Trasfigurazione a Bitritto.
La Madonna delle Lacrime di Siracusa
“La Madonna delle Lacrime di Siracusa è molto conosciuta al Sud, ad esempio a Bari e in Puglia è abbastanza amata e conosciuta”. È a Napoli, da studente al seminario, che don Mimmo conosce il quadro. Si recava infatti presso le suore di Madre Teresa di Calcutta in Via dei Tribunali a Napoli prestando servizio nell’infermeria e nella mensa.
Nell’infermeria c’era una riproduzione del quadro della Madonna delle Lacrime di Siracusa, di fronte al quale spesso si fermava in raccoglimento a guardare, sapendo della storia della devozione alla Madonna delle Lacrime.
Il dono del quadro
“È stato dal punto di vista iconografico il mio punto di riferimento mariano perché da quando ho avuto il quadro in dono dalla Madre superiora delle suore di Madre Teresa non l’ho lasciato più“.
Il quadro, una dolce rappresentazione raffigurante la Madonna “è un bassorilievo che ha tutto un suo linguaggio particolare, perché Maria non parla, ma ha una mano sul cuore e l’altra rivolta a se stessa, quasi a dire: ‘Io sono tua madre, ti amo con tutto il cuore, quando hai bisogno vieni da me, perché nel mio cuore io ho elaborato tutti i segreti di Dio'”.
“Infatti – continua Don Mimmo – nel Vangelo di Luca si dice che Maria meditava e custodiva tutte le parole di Gesù nel suo cuore. Possiamo dire che il cuore di Maria è il laboratorio dove si è sviluppato il progetto di Dio e quindi è come se Maria in quel quadro ci dicesse: Se vuoi trovare la felicità affidati al mio cuore e ti farò conoscere mio Figlio”.
La diagnosi tumorale
Finiscono gli anni del seminario, Mimmo torna a Bari e gli viene data una diagnosi di quelle più brutte: ha un tumore del midollo spinale, che lo avrebbe lasciato paralizzato. “Ero già quasi paralizzato. Faccio una premessa, e cioè che sempre molto difficile parlare di sé. Talvolta si preferisce parlare di un qualsiasi argomento, ma quando io parlo di questo mio momento avverto tutta la mia piccolezza perché, il Signore, se ci fa qualcosa, non lo fa perché ce lo meritiamo secondo la logica umana”.
Sentirsi piccoli di fronte a qualcosa di grande
“Questa premessa è importante – proseguo Don Mimmo spiegando quanto è delicato parlare di tutto questo – perché ho conosciuto anche storie, come quella di un sacerdote che è morto del mio stesso male. Quindi io ho sempre vissuto un po’ un disagio in merito, che non è mancanza di gratitudine, ma è sentirsi piccolo di fronte qualcosa di così grande. Quando io sono stato paralizzato, ho conosciuto la carrozzella, ho conosciuto il bisogno di dipendere da qualcuno, perché non ero più nelle condizioni di assolvere a tutte le mie funzioni”.
Guardando il quadro
“Ebbene, dopo tanti esami, ancora un lungo calvario: vedevo anche i miei genitori e mia madre in modo particolare consumarsi vicino a me… io guardavo il quadro della Madonnina e dicevo: ‘Madonnina, senti, se devo diventare prete e devo rimanere sulla carrozzella, dammi soltanto la forza per saper svolgere in questa mia nuova condizione che in questo momento non accetto‘”.
Un giorno Mimmo si vede specchiato in una corsia dell’ospedale davanti a una vetrina e si vede sulla carrozzella. Lì comprende che forse era quello in suo destino: “Tanti dicevano: Possibile? Dopo tutto quello che hai fatto, dopo tutta la tua devozione, adesso ti arriva una cosa del genere! Tanta gente me l’ha chiesto. Allora io speravo almeno con la vita di poter dare la risposta più che con le parole che non ero capace di dare, perché talvolta sempre è meglio tacere che azzardare delle risposte“.
Tra le mani quel Rosario
Dopo essere portato in un ospedale specializzato per la cura della sua forma tumorale, viene detto ai suoi genitori che Mimmo non avrebbe più camminato e che sarebbe rimasto sulla sedia a rotelle. “Avrebbero tolto quello che c’era da togliere; alla fine avrei avuto salva la vita ma sarei rimasto così. Ebbene io dicevo alla Madonna: Va bene, andiamo avanti”. Dopo l’operazione, lo portano in in terapia intensiva. La notte cerca di dormire e tra le mani ha la corona del Rosario: gli è stato permesso di portare in terapia intensiva la corona del rosario.
Il pensiero va a chi sta soffrendo: “Avevo in mente due cose: primo i bambini malati, perché vedendo mia madre immaginavo le mamme dei bambini come stanno quando un figlio si ammala. Era quello il pensiero che avevo. Poi mi dicevo: bene, mi vedrò sulla carrozzella a celebrare la messa”.
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Allora accade qualcosa che Mimmo non si aspetta: “La notte avverto un forte senso di nausea e inizio a sentire il freddo dei piedi sotto le traverse dell’ospedale, perché i letti sono tutti piccoli per me per via dell’altezza, e mi alzai di scatto, quasi che qualcuno mi stesse auto giù dal letto“.
Il “Grazie” a Maria
E il giorno dopo l’incredibile: “Ricordo che arrivò il primario e disse: ‘Ma lei non doveva stare in piedi!’ Cioè, quasi ebbe difficoltà a dover ammettere che ero in piedi. Quindi poi sono tornato a casa tranquillamente, non ho fatto nulla, nulla. E quello che sono oggi è appunto è quello che è stato anni fa, per cui ho sempre vissuto poi da quel momento la mia vita sacerdotale tenendo presente che devo sempre il mio “grazie” a Maria”.
Perché quelle Lacrime che salvano
Una storia, quella di don Mimmo, che lui continua a testimoniare tutti i giorni con il suo sacerdozio e con una missione: quella di far conoscere la devozione alla Madonna delle Lacrime, perché in tanti si affidano a lei e al suo Cuore. Ma sul perché delle “Lacrime” e non del “Sorriso” della Madonna don Mimmo spiega:
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“In questo tempo così difficile qualcuno ha detto perché la Madonna non sorride? Ho detto sempre: Maria e nella gioia perché vive col Risorto, però Maria è Madre e ogni madre non è contenta se tutti i figli non tornano a casa, e soprattutto quando questi figli soffrono.
Le lacrime di Maria sono molto attuali, soprattutto oggi perché Maria è accanto ai letti delle persone ammalate ma anche ai parenti che non hanno avuto modo di poter anche accompagnare i loro cari persino nell’ultimo viaggio. Per cui Maria è sempre madre accanto alle sofferenze dei figli”.
Elisa Pallotta