L’immagine fortemente evocativa coglie al centro del dramma della guerra e della sofferenza che gli uomini infliggono ad altri uomini, riflesso e conseguenza dell’intrusione del male nel mondo ad opera del demonio.
Un fatto analogo era accaduto solamente in un altro momento potentemente drammatico, per questo evoca forti emozioni nel popolo ucraino e non solo.
Ancora una volta Gesù sceglie di scendere dalla Croce per prendere dimora in mezzo al suo popolo, come tante altre volte nella storia. Oggi Cristo abita con i cittadini martoriati dalla guerra, e l’immagine simbolica sottolinea questa realtà potente.
Lo scatto postato dal fotografo portoghese freelance André Luís Alves ha fatto il giro della rete. Nell’immagine si vede la statua rappresentante Gesù Cristo in croce mentre viene portata via dalla cattedrale armena di Leopoli per essere traslata all’interno di un bunker. L’ultima volta che accadde un evento del genere alla stessa statua, sempre per preservarla da eventuali danni, visto l’intensificarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, fu durante la Seconda guerra mondiale.
Il tentativo di salvare l’arte ma anche l’umanità tutta
Lo ha ricordato l’esperto dell’esercito francese nella protezione di beni culturali ed artistici in zone di guerra Tim Le Berre. Non è l’unica opera d’arte che è stata messa al sicuro, ha spiegato la direttrice del dipartimento per la protezione del patrimonio storico di Leopoli Lilia Onyschenko.
“Stiamo avvolgendo le sculture con teli ignifughi, lana di vetro, un alluminio speciale, e poi le mettiamo all’interno di sacchi”, ha spiegato, aggiungendo che “questo non salva le statue se sono colpite direttamente, ma se ci fosse una potente onda d’urto non si romperanno in mille pezzi. Non sempre però è possibile smantellare questi monumenti, perché alcuni sono molto grandi”.
Tra queste, la cattedrale armena di Leopoli è tra le “più antiche e lussuose chiese dell’Europa occidentale”, e la statua è venerata non solamente dai seguaci della chiesa armena apostolica ma da altre confessioni religiose cristiane.
Il potente messaggio che arriva dall’immagine dello spostamento
Si tratta infatti di uno dei simboli non solo della Chiesa Armena ma di tutta la città di Leopoli. A metà degli anni Quaranta i religiosi che furono stati trovati all’interno della Cattedrale, tra cui il parroco, Dionizy Kajetanowicz, furono deportati in un gulag in Siberia e in seguito brutalmente uccisi.
La statua del Cristo sopravvissuta alla Seconda Guerra mondiale è parte di “un’iconostasi medievale”, che sarebbe cioè la parete divisoria che separa la navata delle chiese di rito orientale cattoliche e ortodosse dal presbiterio in cui viene celebrata l’eucarestia.
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Padre Jakub della Cattedrale armena di Leopoli ha spiegato che “abbiamo deciso di mettere il crocifisso in sicurezza perché così è stato deciso di fare in tutta la città, ogni oggetto storico deve essere protetto così come le persone. E ora il Cristo si trova in luogo sicuro“.
Nel momento dello spostamento, alla notizia che il crocifisso era stato rimosso molti curiosi sono accorsi alla Cattedrale, mentre una folla di fedeli è accorsa alla chiesa per pregare per le vittime e per i militari al fronte, impegnati nel combattere una dolorosa guerra.
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La foto dello spostamento è infatti anche un potente messaggio simbolico che mostra come ogni guerra colpisce l’uomo nel profondo della sua stessa umanità, quella incarnata da Dio con la venuta di suo Figlio, entrato nella storia per la salvezza di tutto il genere umano, ma che ancora oggi stenta purtroppo ad accoglierlo. Continuando a seminare divisione, odio e distruzione, gli unici frutti della violenza e della guerra.