“L’Italia e l’Europa, patrie del diritto, della tolleranza e della pace fra i popoli, non possono accettare una violazione così grave del diritto umano fondamentale della libertà religiosa. Rivolgiamo anche a tutti i rappresentanti del nuovo Parlamento, delle istituzioni italiane e del mondo delle associazioni l’appello a prendere pubblicamente posizione, per chiedere la liberazione di Hamed”. Sono queste le parole di Neda Parsa, Presidente dell’Assemblea Spirituale Nazionale della Comunità Bahá’í d’Italia, che si riferisce a quanto sta accadendo nello Yemen.
Gli estremisti islamici, in molti Paesi orientali, stanno terrorizzando chiunque non sia dalla loro parte. In particolare, nello Yemen, la Comunità Bahà’ì sembra essere il loro attuale obiettivo.
La fede Bahà’ì è abramitica e monoteista, predica la pace e la tolleranza tra tutti gli uomini, come la parità tra uomo e donna.
L’appello su citato, del Presidente dell’Assemblea Spirituale Nazionale della Comunità Bahá’í d’Italia, di riferisce ad un evento risalente al 2 Gennaio scorso, riguardante una sentenza di condanna a morte per un uomo innocente: Hamed bin Haydara, un membro della Comunità
Bahà’ì, imprigionato quattro anni fa, solo per aver professato e praticato liberamente il proprio Credo.
Hamed era sul posto di lavoro, quando fu prelevato, ed era il 3 Dicembre del 2013.
Da allora, nella prigione del suo Paese, ha subito ogni sorta di tortura, per essere posto, poi, in isolamento per un anno intero.
Solo tre anni dopo dal suo arresto, è stato finalmente convocato in tribunale, per un totale di 14 udienze, in cui è stato accusato “di aver dimostrato un elevato livello di moralità, tramite il quale si è conquistato la fiducia dei suoi concittadini”.
Si capisce bene che Hamed non è colpevole di nulla, se non di onestà e di tolleranza umana.
La Comunità Bahà’ì si sta muovendo anche sui Social per salvargli la vita, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul suo caso.
A loro dovremmo unici tutti noi, perché nessun uomo venga più condannato a morte, tanto meno per motivi inesistenti.
Antonella Sanicanti
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