Pochi lo sanno: Lewis Hamilton, campione del mondo di Formula 1, è anche un cattolico fervente, testimone dell’incontro tra i valori della fede e dello sport.
Oltre ai freddi numeri dei suoi grandi successi sportivi, costellati di record e di grandi vittorie, infatti, pare che ci sia ben di più. 94 Gran premi, 97 pole position, e 7 titoli mondiali non sono infatti di certo abbastanza per raggiungere l’eternità.
Hamilton ha così ammesso di pregare più volte durante il giorno, e di portare sempre con sé il crocifisso. Sul suo corpo ha deciso di fare un tatuaggio su Dio, su cui è scritto: “Dio è amore“. Dimostrando così di essere un uomo di Dio e di non avere paura di testimoniarlo a tutti. Soltanto grazie a questa fede limpida e costante nel Signore, infatti, è riuscito a raggiungere i risultati raggiunti.
Ora però, da grande campione, non è di certo esaurita la sua fede nel Signore, a cui si affida ogni giorno insieme alla sua famiglia. La sua fede è cresciuta in un contesto familiare che di certo non era agiata. Lui stesso ha raccontato di essere nato in una vera e propria baraccopoli, il 7 gennaio del 1985 a Stevenage, in Inghilterra.
La sua infanzia, in sostanza, è stata ben lontano dall’essere rose e fiori. Da piccolo ha subito in diverse occasioni atti di bullismo dai più grandi. Aveva problemi di dislessia, molti cercavano di convincerlo che non ce l’avrebbe mai fatta nella vita. Tuttavia è stato il papà a insegnargli di non mollare mai, nemmeno di fronte alle avversità.
Un’altra caratteristica del campione Hamilton è che non ha mai avuto paura di mostrare a tutti la sua fede. Basta osservarlo durante la gara, nel momento in cui non si dimentica mai di pregare prima della gara, con la sua inseparabile catenina col crocifisso.
“Sono cattolico, sono un uomo di fede e prego più volte al giorno quando mi sveglio, quando vado a letto e prima di ogni pasto. Ho una relazione stretta con Dio, lo ringrazio, chiedo aiuto per gli amici in difficoltà. E domando appoggio per me stesso quando lo stress diventa troppo forte”, ha affermato lui stesso.
In un’intervista ad Avvenire ha raccontato come vive la sua fede, e come incide con il suo rapporto con le vetture su cui siede a oltre 300 chilometri all’ora. “Tutto può succedere ogni giorno ma sento che Dio ha la sua mano su di me“.
Molti lo hanno osservato recarsi in Vaticano, nel 2014, per incontrare di persona Papa Francesco. In quell’occasione si recò dal Pontefice insieme alla sua fidanzata di quel momento, la cantante Nicole Scherzinger. Oggi Hamilton è un paladino contro il bullismo, il razzismo. Oltre che un testimone per le tante persone che hanno la voglia di emergere dai contesti sociali più difficili.
Del bullismo dice: “È una cosa terribile, un comportamento da codardi, chi lo subisce deve chiedere aiuto e la gente che assiste deve intervenire”. Per la questione del razzismo, invece, spiega: “Solo adesso comincio a vedere bambini di razze diverse che corrono in auto ed è un cambiamento importante”.
Della sua guida e delle sue abilità sportive più volte ha voluto rendere grazie pubblicamente al Signore per avergli fatto questo dono, consapevole che senza di Lui tutto è vano, anche i successi sul campo. “Riuscire a guidare come faccio io, in mezzo a venti piloti affamati, è un dono. È un regalo di Dio che non ho voluto sprecare: per me stesso, per la mia famiglia, in onore del destino”, ha affermato a GQ.
In un altro caso, invece, non ha esitato ad attaccare il cinismo e la spietatezza di tanti meccanismi che ruotano intorno a sport come la Formula 1, in cui gli interessi economici sono davvero molto ingombranti. “La F1 è qui solo per il dio denaro”, ha affermato lo scorso marzo alla notizia che le gare non si sarebbero fermate nemmeno di fronte al Coronavirus. “Money is the king, il Re denaro, non posso aggiungere molto, ma non posso evitare di dire la mia opinione”, ha affermato in una conferenza stampa.
Il vero incontro con Dio, però, Hamilton lo ha avuto nel periodo in cui ha dovuto vivere accanto a suo fratello Nicolas, il figlio cioè di suo padre e della sua seconda moglie. Nicolas era infatti affetto da una terribile paralisi cerebrale, dovuta nello specifico a una nascita prematura.
Un male molto duro che lo ha costretto per molti anni su di una sedia a rotelle. In quel periodo della sua vita, il campione della F1 ha toccato con mano la relazione d’amore con il prossimo che conduce dritta a quella con il Padre.
Nel Vangelo di Matteo (25, 40) è infatti scritto: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me“. Lewis è stato vicino a Nicolas tutto il tempo in cui non aveva mobilità.
Oggi, Nicolas, a 28 anni, grazie anche all’aiuto del fratello, è un pilota professionista. Il Signore, infatti, opera grandi meraviglie in chi crede in Lui.
Giovanni Bernardi
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