Ricorre oggi il settantacinquesimo anniversario della prima bomba atomica esplosa su Hiroshima.
Papa Francesco ha indirizzato un messaggio al Governatore della Prefettura della città nipponica, sua eccellenza Hidehiko Yuzaki. In cui ha affermato con forza che il mondo può aspirare alla pace solo senza armi nucleari.
Francesco si è rivolto alle persone che oggi commemorano in Giappone e nello specifico a Hiroshima il triste e commosso ricordo delle migliaia di vittime che hanno perso la vita a causa del terribile scoppio dell’ordigno nucleare.
Il Pontefice ha spiegato di avere avuto, in passato, “il privilegio di poter venire di persona nelle città di Hiroshima e di Nagasaki”. Ripensando alla sua visita apostolica nello scorso novembre sul Memoriale della Pace di Hiroshima e il Parco dell’Ipocentro di Nagasaki.
Il Papa in quell’occasione meditò, commosso, su quel duro annientamento di vite umane. Facendosi portatore del grido anche interiore dei poveri e delle vittime di violenze, come quella di Hiroshima. Tutti devono deporre le armi affinché fiorisca la pace, ha spiegato il Papa. In particolare, quelle più distruttive. Come le armi nucleari, capace di annientare in un istante intere città.
Il 24 novembre 2019, al Memoriale della Pace di Hiroshima, il Papa affermò con decisione che “l’uso dell’energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari”. “Possano le voci profetiche dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, conclude, continuare a servire da monito per noi e per le generazioni future”, fu l’auspicio del Pontefice.
Ad oggi, il Giappone è l’unico Paese che ha subito un attacco nucleare. Per questo l’appello dei sopravvissuti hibakusha, cioè coloro che sono scampati all’esplosione, acquista una forza e valore del tutto particolare e universale allo stesso tempo. Ovvero, la richiesta dell’abolizione delle armi atomiche.
Il 6 agosto del 1945, infatti, venne sganciato il primo ordigno nucleare sulla città giapponese di Hiroshima, su ordine del presidente americano Harry Truman. A sganciare la bomba, l’aereo Enola Gay, battezzata Little Boy. A pilotarlo, il colonnello Paul Tibbets con undici membri dell’equipaggio, e accompagnato da altri quattro velivoli. Due di questi erano stati ribattezzati The Great Artist e Necessary Evil.
A seguito di quel terribile evento, la Croce Rossa internazionale riscontrò casi cecità permanente o temporanea, a causa della luce provocata dall’esplosione. Il cui calore fece bruciare diversi chilometri quadrati della città. In quella tempesta di fuoco venne bruciato tutto l’ossigeno disponibile, tanto che molte persone morirono per soffocamento.
La metà delle morti, tuttavia, vennero causate da ustioni o in ogni caso collegate al fuoco, in quanto a seguito dell’esplosione si verificò un’enorme ondata esplosiva. Le altre persone morirono nel crollo degli edifici, oppure colpiti dai detriti volanti.
Furono in tutto ottantamila persone a morire all’istante, il trenta per cento della popolazione di allora. Alla fine del 1945 il bilancio era di cento quarantamila vittime, senza contare le numerose vittime per gli effetti delle radiazioni che negli anni seguenti incrementarono il numero a più del doppio. In tutto si parla di quattrocento mila persone morte in seguito a quell’evento.
La città di Nagasaki, per secoli uno dei porti più importanti del Sud del Giappone, aveva acquisito grande importanza durante la Seconda Guerra Mondiale per via della sua fiorente attività commerciale.
Ora gli abitanti di quelle città sono diventate una potente voce contro l’uso delle armi nucleari, incontrando numerosi leader nel mondo al fine di portare avanti la loro battaglia di giustizia e di civiltà.
Preghiamo il Signore per queste persone e per la loro battaglia di civiltà, affinché la violenza, in special modo quella causata dalle armi nucleari, possa sparire per sempre dalla faccia della terra.
Giovanni Bernardi
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